La ballata del Cavaliere solitario
Creato il 06 agosto 2010 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Premesso che al solo sentire la parola “destra” la nostra orticaria subisce una brusca evoluzione, crediamo che il giudizio dato dalla stampa spagnola sulla crisi italiana, e sul “confronto-scontro” fra due modi di intendere appunto la “destra”, rappresenti sicuramente la sintesi migliore di quanto sta avvenendo nel nostro paese. Scrive infatti El Pais: “Per disattivare l'avventura solitaria di Fini, Berlusconi ricorrerà ad elezioni anticipate per una nuova battaglia tra un centrodestra europeo, onesto e rispettoso della separazione dei poteri e una destra corrotta, xenofoba e alleata di Dio e del Diavolo". Se poi il quotidiano spagnolo inizia la sua analisi con una citazione di Flajano “La situazione è grave ma non seria”, ci viene il dubbio che dell’Italia conosce cose che molti italiani, al contrario, ignorano. Volendo proprio spaccare in due il capello, potremmo dire che questo accade perché in Spagna c’è libertà di stampa e da noi vive e lavora e prospera Augusto Minzolini. Ma questa è un’altra storia. Riflettendoci un attimo su, il giudizio degli spagnoli appare quanto mai puntuale, netto e intellettualmente onesto. El Pais, quotidiano notoriamente non di destra, non fa che confermare quanto da tempo, un po’ in tutta Europa meno che da noi, autorevoli commentatori politici e politologi di fama sostengono a ogni piè sospinto: l’esigenza di avere in campo forze partitiche che rispettino le regole del gioco e che valorizzino, in termini di governabilità e di confronto politico aperto, le diversità di impostazione culturale e sociale che le contraddistinguono. Ma questo è un ragionamento che se da una parte potrebbe trovare in Fini (su Casini e Rutelli manteniamo intatte le nostre perplessità) un valido sostenitore, dall’altra la presenza della cialtroneria resa prassi istituzionale di Berlusconi e, soprattutto, di Umberto Bossi, non ne consentirebbe una facile applicazione. È del tutto evidente, ormai, che il duo B&B (che non è purtroppo la sigla di un bed&breakfast), punta tutto sul populismo più becero che è quel fenomeno che sembra partire dal basso, dalle esigenze della gente, mentre non è altro che un modo di governare senza programma, senza idee, senza risorse culturali decenti, senza un apparato critico che consenta l’elaborazione di strategie diverse da quelle legate al solo e puro potere per il potere. Per questo non ci stupisce apprendere che Silvio sta preparando per settembre un redde rationem con i suoi (ex) alleati che gli faccia capire se può continuare a governare oppure tentare la strada pericolosa, perché non più certa, delle elezioni anticipate. Il Capo proporrà un mini programma di governo basato su quattro dettagliatissimi punti, giustizia, fisco, federalismo e mezzogiorno attraverso il quale mettere con le spalle al muro i finiani e chiedere loro cosa intendono fare. Certo, se la strategia è quella dello “squadrismo mediatico”, come ha sottilmente fatto notare il Pierfi, la vediamo dura il fatto che Fini possa fare un passo indietro ma Silvio, che ne sa una più del diavolo, dato per perso il cofondatore del Pdl punta decisamente verso i finiani più propensi al mantenimento delle guarentigie parlamentari e più sensibili all’idea di poltrona, per la serie “valorizziamo la escort che è in noi”. E l’opposizione che fa? Per tutti risponde Bersani dopo un ruttino da lambrusco: “purchè Silvio se ne vada va bene anche Tremonti”. Non c’è niente da fare, la genialità è insita nel dna del Pd.
Grazie a Dante Marcos Spurio per la splendida foto.
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