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La ballata del Pdl. Ancora tutti dietro a Mosé-Silvio.

Creato il 08 dicembre 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
La ballata del Pdl. Ancora tutti dietro a Mosé-Silvio.Eccole qui, tutte in fila, le anime nude del Pdl. Eccoli qui gli accattoni beneficiati da Roi Soleil, che sfilano senza pennacchi e senza pudori, sotto gli occhi di una opinione pubblica che, dopo venti anni, dovrebbe essere vaccinata contro il berlusconismo. Sarebbe la prima volta che Indro Montanelli sbaglia una previsione perché lui, come tutte le genialità, il senso della profezia se lo portava appresso sempre. Eccoli qui, i servi e i maggiordomi (differenza solo di stile), che si ricompattano intorno al loro faro sperando che gli illumini ancora la via. Briatore dice che Silvio li dovrebbe rottamare tutti quanti, e 2232Cicchitto, piccato, lo chiama “l'albergatore di Berlusconi”. Eccoli qui, con le facce come il culo, che tornano ad occupare gli spazi televisivi dopo averli fatti disintossicare per un anno, uno spazio di tempo troppo breve anche per la migliore delle comunità terapeutiche. Eccoli qui, i candidati al Nobel per l'economia, che spacciano la fine di un governo che ha fatto schifo per un grande complotto pluto-ebraico-massonico-finanziario internazionale. Eccoli qui, gli schiavi presentatori di talk-show televisivi e i giornalisti stipendiati dei tg berlusconiani, che si ritrovano, ancora una volta, a cantare le lodi del loro padrone, pena la consegna immediata del tfr e una carriera da fare altrove. Tutti pensavano che quel periodo fosse passato, che l'Italia avesse iniziato l'elaborazione del lutto per la dipartita di Silvio e invece, meglio dell'Araba Fenice, Berlusconi risorge dalle sue ceneri, o dagli avanzi di carne dell'ultimo lifting, come ha chiosato Crozza nel suo “Paese delle Meraviglie”. Eccoli qui, i felloni. Non appena risentono l'odore del Capo tornano tutti all'ovile come pecore in crisi d'astinenza da pastore, anche se spesso se le inchiappetta. E allora Giampi Tarantini, da Bari, preferisce il rito abbreviato (e farsi condannare) piuttosto che ammettere che portava pacchi mignotte con tanto di patonza infiocchettata, al più allupato cronico di tutti i tempi. In un anno gli italiani hanno dimenticato tutto: le cene galanti, la nipote di Mubarak, le Olgettine, le burlesque, lo spread a 500, lo sputtanamento mondiale, Walter Lavitola, Brancher, Mangano, i rapporti con la mafia, le giunte di centrodestra travolte dagli scandali, don Verzé, le new town aquilane, i randellamenti della polizia (quelli ci sono anche oggi), le barzellette oscene, le bestemmie in diretta televisiva, Putin, il baciamano a Gheddafi, i profughi bombardati in mare, Lampedusa e le ville mai acquistate, Bertolaso, lo scandalo del G8 alla Maddalena, le cricche, la P3, 4 e 5, Mills, il quarto grado di giudizio (influenzato da quell'oscena trasmissione della ex rete di Emilio Fede), Lele Mora, monsignor Fisichella, gli scandali edilizi di Propaganda Fide, la distruzione della scuola pubblica, della cultura, di Pompei, i vaccini inutili, l'unità sindacale, il via a Marchionne, la sicurezza sul lavoro, i falsi crocifissi di Michelangelo, i tutor autostradali del fratello, le frequenze televisive, il trust delle assicurazioni e delle banche, le amicizie pericolose, il cucù all'inchiavabile Merkel, “assessora posso palpeggiarla?”, “siamo tutti ebrei” a Gerusalemme - “siamo tutti palestinesi” a Gaza, Marrazzo, Corona, “abbiamo una banca?” e via dicendo, perché, se dovessimo tirar fuori tutti i misfatti del portatore sano di idiozie per eccellenza, ne verremmo a capo nel 2020 (forse). Eccoli qui, i miracolati dell'Italia da saccheggiare. Eccoli qui, gli adepti a una religione senza dio e senza patria e con un concetto ballerino di mamma, vendibile alla prima occasione utile. Sono ancora fra le palle, tutti indistintamente, con il loro sorriso finto e triste stampato sulle labbra, come comparse di un pessimo film o di un musical inguardabile. E meno male che Bersani si è rifiutato di dire “armata”, perché le analogie con il 1994, ci sono tutte, da far girare la testa. Intanto beccatevi Bruno Vespa, che ha rinviato la presentazione del suo ultimo best-seller annunciato, proprio per far rifirmare l'ennesima presa per il culo di Silvio agli italiani. La speranza è che non punga, Vespa. Perché Silvio non punge, tromba.

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