di Markus Zusak
Voto: 9 e 1/2/10
Un essere umano non ha un cuore come il mio. Il cuore dell’uomo è una linea, il mio un cerchio. Io, inoltre, ho un’illimitata capacità di essere al posto giusto nel momento giusto. La conseguenza è che negli uomini trovo sempre il meglio e il peggio: vedo la loro bruttezza e la loro bellezza, e mi domando come la medesima cosa possa essere entrambe. Eppure, hanno la sola cosa che invidio: se non altro, gli uomini hanno il buon senso di morire.
Non è piacevole il mestiere della Morte, sempre in mezzo a tutto quel dolore. Per fortuna ogni tanto le capita di fare qualche incontro particolare, e di scoprire che una medesima cosa può essere terribile e splendida insieme. Tra le storie di questo tipo, che ama ricordare perché la aiutano a distrarsi dalla fatica, c’è quella della ladra di libri, una bambina che all’inizio di questa storia non sapeva leggere, era orfana e sola al mondo, e alla fine aveva famiglia, amici, ricordi, affetto, e la lettura come compagna più fedele. Sullo sfondo: la Seconda Guerra Mondiale.
Una storia talmente triste e bella, che la Morte ha voluto condividerla con noi.
E’ la prima volta che, scrivendo la trama del romanzo che mi accingo a commentare, mi accorgo di aver detto in quelle poche frasi praticamente tutto quello che avrei da dire su questo libro. Incredibile che mi sia riuscita una tale opera di sintesi!
Ma per non smentirmi sicuramente adesso qui nel commento sarò capace di dilungarmi all’infinito! Perché, se non s’era ancora capito, questo libro mi è piaciuto immensamente! E quindi mi va di parlarne tantissimo!!!!!
Cominciamo proprio da questa peculiare narratrice! Ricordo di aver letto di questa cosa in una delle tante recensioni, ma poi me ne sono dimenticata, così ho avuto un momento di stupore nell’iniziare a leggere e rendermi conto che a raccontare in prima persona la vicenda non era, come credevo, la bambina del titolo, ma la Morte. E che bel personaggio che si è rivelato! Così umana, nel lamentarsi del lavoro pesante, nel nascondere dietro al cinismo il dolore per le sofferenze degli uomini, nel commuoversi, anche, per alcune storie, come quella della ladra di libri.
E quanto mi sono commossa anch’io!!!! Specie verso la fine!!!! :’(
Inutile dire che sono rimasta oltremodo affascinata anche da tutti gli altri personaggi, e, piuttosto banalmente, ho amato sopra tutti Hans Hubermann. Ma anche Rosa (così severa ma in fondo dal cuore tenero), la moglie del sindaco (splendido il suo rapporto con la ladra di libri) oppure Rudy (e Jesse Owens!)… e ovviamente Liesel, la ladra di libri. Di lei mi ha colpito soprattutto il fatto che all’inizio del libro è praticamente analfabeta: non ci si crederebbe, visto che poi i libri per lei diventano così importanti tanto da scriverne uno lei stessa!
Insomma, ho amato veramente tutto di questo libro, anche per esempio la brevità dei capitoli e dei paragrafi, i vari titoli e titoletti, le anticipazioni buttate lì qualche volta dalla narratrice, che ti fanno spaventare già pagine prima dell’evento, che poi arriva e ti colpisce lo stesso. E (scusate la ripetizione – l’avevo detto che sarei riuscita ad essere molto prolissa pur avendo già detto tutto!) ho adorato l’espediente di far raccontare il tutto da una narratrice così peculiare che, ora che il libro l’ho finito da qualche giorno e ho potuto sedimentarlo un po’, direi proprio è stato il personaggio che mi è piaciuto di più.
Riguardo al titolo di questo romanzo, ho opinioni un po’ contrastanti. Quello italiano, “la bambina che salvava i libri”, mi ha colpito moltissimo fin dalla prima volta che l’ho adocchiato. Poi ho scoperto che la traduzione non era per niente letterale: l’originale è “the book thief”, ovvero “la ladra di libri”. Devo dire che, per quanto se si parla di libri un po’ di curiosità c’è sempre, il titolo originale lo trovo meno accattivante di quello italiano, perché più generico: non si dich che questo “thief” è una bambina, in inglese non si può dedurre neanche il sesso da quella parola. Però… però il titolo italiano c’azzecca poco e niente con questo romanzo! Innanzitutto Liesel è proprio una ladra di libri: solo in un caso si può parlare (anche) di salvataggio, ma principalmente lei i libri li ruba. Poi il libro che scrive lei, da cui la Morte ha tratto la storia che ci ha raccontato, si chiamava “La ladra di libri”, quindi con la diversa traduzione del titolo si perde l’identità dei due libri, e quindi la sensazione che noi stiamo leggendo in un certo senso il libro scritto dalla protagonista. Quindi, insomma, in linea di massima, ancora una volta, il titolo, anche se forse sarebbe risultato un po’ meno entusiasmante, era certamente meglio tradurlo letteralmente, almeno secondo me!
Comunque, una lettura bella bella bella davvero! Che mi ha lasciato con una piccola curiosità: ma i libri che legge la ladra di libri, esistono davvero? Avevano dei titoli così belli!!!!!!
Dammi 4 parole
Vita, amore, morte, libriScheda del libro
Titolo: La bambina che salvava i libri
Autore: Markus Zusak
Titolo originale: The Book Thief
Anno prima pubblicazione: 2006
Casa Editrice: Frassinelli
Traduzione: Gian M. Giughese
Pagine: 564
aNobii: LINK
Ho deciso di leggere questo libro dopo averne sentito parlare QUI.
Sfide: La Sfida infinita (o quasi)… quarta edizione!, La Sfida Nascosta 2011, Sfida “Dammi 4 Parole”, Sfida SONO COSì!! 2011, La Sfida dei più Belli (seconda edizione), La sfida dell’ALFABETO 2011 e Sfida dei mattonazzi 2011.Segnalibri: a destra quello che ho usato durante la lettura, realizzato da Bluelyne; l’ho scelto perché tutti quei libri mi sembravano proprio un buon bottino per la “ladra di libri” :); Invece i segnalibri a sinistra, dedicati al libro (uno in italiano e l’altro in inglese), sono miei!Un po’ di frasi
Prima i colori.
Poi gli esseri umani.
È così che di solito vedo le cose.
O almeno ci provo.
Prima o poi morirai.
In tutta sincerità, mi sforzo di prendere la faccenda allegramente, anche se, a dispetto delle mie proteste, la maggior parte delle persone trova difficile credermi. Per favore, fidati di me. Posso davvero essere allegra. Posso essere amabile. Affettuosa. Affabile. E queste sono solo le parole che cominciano per A. Non chiedermi però di essere bella: essere bella non è da me.
*** REAZIONE AL SUMMENZIONATO FATTO ***Ti preoccupa?
Il mio consiglio è: non avere paura.
Sono leale.
[incipit]
Quelle mattine in cucina Papà faceva vivere la fisarmonica. Se ci pensi bene ha senso dire così.
Come si fa, infatti, a capire se una cosa è viva?
Si controlla se respira.
La ragazza, dal canto suo, aveva un così impellente desiderio di leggere che non provava neppure a capire. [...] Qualunque ne fosse il motivo, la sua fame di leggere era intensa quanto può conoscerla qualunque essere umano di dieci anni.
Adesso fra lui e la salvezza non rimanevano che passi. Passi e pensieri, e dubbi.
Immaginati di sorridere dopo un ceffone; poi pensa di farlo ventiquattr’ore al giorno.
Questo voleva dire nascondere un ebreo.
Sì, lo so.
Nella tenebra del mio cuore dal battito cupo, lo so. Gli sarebbe piaciuto di certo.
Visto?
Persino la morte ha un cuore.
*** UN FRAMMENTO DI VERITÀ ***
Non possiedo una falce. Indosso una veste nera con cappuccio solo quando fa freddo. Non ho quel viso da teschio che sembrate divertirvi ad appiopparmi. Vuoi sapere qual è il mio vero aspetto?
Mentre proseguo il racconto, cerca uno specchio.
Ogni volta che facevano una pausa per mangiare o bere lui suonava la fisarmonica, ed era ciò che Liesel ricordava meglio. Tutte le mattine, mentre Papà spingeva o trascinava il carretto delle vernici, Liesel portava lo strumento. «Meglio dimenticarsi la tinta», le diceva Hans. «Mai dimenticarci la musica.»
*** LETTERA ***
Cara Liesel, so che mi giudicherai patetica
(se non la conosci, cerca questa parola sul vocabolario),
ma debbo dirti che non sono tanto stupida
da non accorgermi delle impronte dei tuoi piedi in biblioteca.
Quando notai la mancanza del primo libro, pensai di averlo soltanto messo nel posto sbagliato, ma poi, in certi punti meglio illuminati, scorsi tracce di piedi sul pavimento.
Mi fecero sorridere.
Fui lieta che avessi preso ciò che era tuo di diritto.
Poi commisi l’errore di credere che sarebbe stato il primo e ultimo furto.
Quando tornasti sarei dovuta andare in collera, ma non lo feci.
L’ultima volta che sei venuta qui ti ho udita entrare, ma ho deciso di lasciarti in pace.
Hai preso un libro solo, e ci vorranno migliaia di visite prima che tu riesca a portarli via tutti.
La mia unica speranza è che un giorno busserai alla mia porta ed entrerai nella biblioteca in modo più civile.
Ancora una volta, sono spiacente che non ci sia stato possibile continuare a dare lavoro alla tua mamma adottiva.
In ultimo, spero che questo vocabolario e thesaurus ti sia utile mentre leggi i libri che hai rubato.
Sinceramente,
Lisa Hermann
All’ombra degli alberi Liesel osservava il ragazzo. Com’erano cambiate le cose: da ladro di frutta a donatore di pane. I capelli biondi, un po’ più scuri di un tempo, sembravano una candela. Udì il suo stomaco brontolare… eppure regalava pane agli altri.
Era quella la Germania?
Era quella la Germania nazista?
A volte mi fa morire, il modo in cui la gente muore.
Per qualche ragione, i moribondi fanno sempre domande di cui conoscono già la risposta. Forse perché così possono morire avendo ragione.
A dispetto del consiglio di Rudy, Liesel si fece più vicina, e t’assicuro che in quel preciso istante ci riconoscemmo a vicenda.
Io ti conosco, pensai.
Un treno e un ragazzo che tossiva. Neve e una bambina sconvolta.
Sei cresciuta, riflettei, ma ti riconosco.
Lei non indietreggiò, né tentò di contrastarmi, ma so che qualcosa le disse che io ero lì. Annusava forse il mio alito? Udiva il maledetto, circolare battito del mio cuore, che ruota come il crimine nel mio petto di Morte? Non lo so, ma sapeva di me e mi guardò in faccia e non distolse lo sguardo.
Mentre il cielo accennava a impallidire ci facemmo avanti entrambi. Vedemmo tutt’e due il ragazzo mettere di nuovo mano alla cassetta degli attrezzi, e frugando tra qualche foto incorniciata tirarne fuori un piccolo giocattolo giallo e imbottito.
Si arrampicò cautamente verso l’uomo che moriva. Con precauzione, collocò l’orsetto sorridente sul petto del pilota. La punta delle orecchie gli sfiorava la gola.
Il moribondo rantolò. Parlò. Disse, in inglese: «Grazie».
Ho odiato le parole e le ho amate,
e spero che siano tutte giuste.
Mi meraviglia sempre la forza degli esseri umani, che riescono a rialzarsi, seppure barcollando, persino quando fiumi di lacrime inondano i loro volti.
È una fortuna che mi trovassi lì. Ma poi, chi piglio in giro? Mi trovo almeno una volta in moltissimi luoghi, e nel 1943 ero praticamente dovunque.
Volevo spiegarle che da sempre mi capita di sovrastimare o sottostimare il genere umano… di rado mi limito a stimarlo. Volevo domandarle come potesse una medesima cosa essere terribile e splendida allo stesso tempo, e le sue parole dure e sublimi insieme.
Nulla di tutto ciò mi uscì dalla bocca.
Riuscii solamente a volgermi verso Liesel Meminger, per confidarle l’unica verità che conosco davvero. La dissi alla ladra di libri, e adesso la ripeto a te.
*** ULTIMA POSTILLA ***
DELLA VOSTRA NARRATRICE
Sono perseguitata dagli esseri umani.
[explicit]