Eowyn (si pronuncia Ao-win) LeMay Ivey è cresciuta in Alaska e continua a vivere lì con il marito e le due figlie. La madre ha preso il nome da un personaggio di JRR Tolkien (Il Signore degli Anelli).
Eowyn lavora presso la libreria indipendente Fireside Books. La bambina di neve è il suo romanzo d’esordio. Prima della sua carriera di libraia e scrittrice, Eowyn, ha lavorato per quasi un decennio come una pluripremiata giornalista presso il Frontiersman Newspaper.
Sito: http://www.eowynivey.com/index.shtml
Blog:http://lettersfromalaska.wordpress.com/
Titolo: La bambina di neve
Autore: Eowyn Ivey
Edito da: Einaudi (Stile libero Big)
Prezzo: 19,00 €
Genere: Romanzo,Narrativa
Pagine: 414 p.
Voto:
Trama: Alaska, 1920. Un luogo incontaminato e brutale, specie per Jack e Mabel, giunti in questo territorio selvaggio da lande molto meno aspre.
La coppia, un po’ avanti negli anni e senza figli, ha una vita dura dovuta al lavoro atroce della fattoria. Mabel, in particolare, oppressa dal rammarico di non avere figli è sull’orlo della disperazione.
La prima notte d’inverno Mabel e Jack tornano per un momento ragazzi e, tirandosi palle di neve, finiscono per costruire un pupazzo, che prende la forma di una incantevole bambina di neve.
Ma al mattino non c’è più nulla. E, in lontananza, una bimba bionda corre via tra gli alberi.
La piccola, che dice di chiamarsi Pruina, torna più volte da loro. Pare una creatura dei boschi. Va a caccia di animali con a fianco una volpe, del tutto a proprio agio nelle lande innevate, e sembra in grado di sopravvivere nell’asprezza dell’Alaska.
Ma quale che sia la vera natura di Pruina, la bimba sembra destinata a cambiare per sempre la vita di Mabel e Jack.
Recensione:
di CriCra
Possiamo decidere i finali che vogliamo?
La gioia che vince sul dolore?
Oppure il mondo crudele ci dà e ci toglie, ci dà e ci toglie,
mentre noi ci dibattiamo nella natura selvaggia?
(Mabel)
Siamo nel Novembre del 1920 in Alaska, in uno di quei territori molto impervi ed ostili all’uomo, dove i lunghi e rigidi inverni si alternano a brevi stagioni più miti durante le quali, chi vive di ciò che la terra offre, deve prodigarsi molto duramente nel lavorare i campi, prepararli a nuove colture per procacciarsi così le provviste necessarie a superare l’inverno successivo.
In questo scenario conosciamo i due protagonisti iniziali di questa storia.
Mabel e Jack sono una coppia di mezza età, sposata oramai da anni, che vive qui dopo aver lasciato i loro cari e le comodità di una cittadina più moderna senza rimpianti per cercare di creare un luogo, una casa che possa appartenere solo a loro.
Un giorno d’inverno, dopo che una grande nevicata ha ricoperto tutto, i due si mettono a giocare decidendo di fare un pupazzo di neve, dandogli le sembianze di una piccola bambina, prestando attenzione ai minimi dettagli come un cappellino, dei guanti e una sciarpa, succo di bacche per delineare il colore delle labbra e fili di erba secca per i capelli.
Al loro risveglio il giorno successivo, il pupazzo di neve non c’è più, compresi tutti i piccoli oggetti che erano stati usati per dargli quell’aspetto. Fino a quando dal bosco lì vicino gli appare una piccola bambina dai capelli biondi, con addosso proprio quegli indumenti che Mabel aveva usato per il pupazzo.
Da qui iniziano un susseguirsi di giornate in cui, Mabel e Jack, cercano di capire e conoscere questa piccola splendida bambina: Pruina – sarà il suo nome – con occhi azzurri come il cielo terso d’inverno, capelli biondi così chiari da sembrare quasi bianchi e una bocca rossa come un bocciolo di rosa; lei si dimostrerà molto restia anche solo ad
avvicinarsi ma, a poco a poco, prenderà confidenza e aprirà i loro cuori feriti e manchevoli di ciò che la natura ha mancato di dargli.Dalla lettura traspare subito questo sottofondo di puro rammarico malinconico per ciò che si è perso, per ciò che la natura non ha portato a termine, strappando ad una madre il suo primo ed unico figlio, nato morto.
Questo è ciò che rende Mabel, all’apparenza, una donna chiusa in sé stessa e nel suo dolore, tanto da avvicinarla col pensiero a gesti estremi, ma che alla fine si rivelerà una donna forte, intelligente, davvero molto creativa – cosa che si vedrà perfettamente dalla sua abilità nel disegnare – e con una capacità di pensiero al di sopra della media.
E Jack, d’altro canto, si presenterà come un uomo forte, tenace e caparbio nei suoi principi morali. Con il suo grande amore, verso la sua compagna di vita, affronterà gli ostacoli che gli si porranno davanti con grande pazienza, cercando con ogni suo possibile sforzo di non far mancare mai niente a sua moglie e a quella splendida creatura che diverrà come una figlia per lui e, ovviamente, per la sua compagna.Mentre leggevo questa trama mi ha fatto ricordare alcune storie come “La casa nella prateria”, le avventure di Jack Frost o le splendide immagini del film In to the Wild e l’intramontabile storia di Pinocchio; tutte storie che, con i loro scenari e similitudini, mi hanno aiutato a rendere viva nella mia mente questa dolcissima storia la quale, a sua volta, prende spunto da un’antica leggenda russa : Snegurochka, la ragazza della neve e che la stessa Mabel riporta come esempio tratto da un libro di ricordi a lei molto caro.
Tutto ciò che fa parte del contesto è descritto molto minuziosamente sia che parli della variegata fauna – vedi per esempio il Wolwerine, da noi si traduce in Volverina o Ghiottone o Gulo Gulo – sia della rigogliosa e affascinante flora, invernale ed estiva, senza tralasciare le alte ed eterne vette innevate che fanno da contorno come una virtuale cartolina di saluti.
In conclusione, posso senza dubbio dire che, questo è un libro affascinante, ricco di tutto ciò che si vorrebbe trovare in una lettura: sentimento, emozione, gioia, dolore, verità e fedeltà, con un semplice tocco di magia; mi ha davvero conquistata, lasciandomi sinceramente soddisfatta e sazia una volta giunta a girare l’ultima pagina e posso affermare che non è sempre facile trovare un testo che copra tutti questi canoni.