La banalità di Schettino

Da Femminileplurale

Mentre le ricerche dei superstiti del disastro della Concordia procedono faticosamente a causa dell’instabilità del relitto, mentre ci si interroga sulle responsabilità della Costa Crociere, i maggiori quotidiani italiani mettono in prima pagina il gossip. Chi era quella ragazza rumena con la quale il comandate Schettino ha cenato quella sera? Forse la sua amante? Era in plancia al momento dell’impatto? Queste sono le domande, a mio parere insensate, che vengono poste quasi come se le risposte contenessero un fantomatico segreto rispetto a quanto successo. Dato che un buon giornalista fa domande per uno scopo preciso, si può pensare che tali questioni siano state sollevate per mostrare come Schettino non sia un buon capitano, che il suo comportamento non sia professionale. Ma serve veramente questa farsa mediatica per dimostrarlo? A mio parere, la totale inadeguatezza del capitano emerge chiaramente dal fatto che prima abbia urtato uno scoglio, commettendo un errore imperdonabile, e poi abbia abbandonato la nave con centinaia di persone ancora a bordo, il peggior atto di codardia che esista in marina. Non c’è bisogno di altri elementi per giudicare l’operato di Schettino, e ci penseranno le inchieste giudiziarie a fare luce sulle responsabilità, sia sue che della compagnia.

Attenzione a questi processi mediatici, puzzano di moralismo. Sembra quasi, a questo punto, che l’atto più grave commesso dal capitano sia stato infrangere il “sacro” vincolo della famiglia,  frequentando l’amante (se di amante si tratta!), piuttosto che l’abbandono dei passeggeri su una nave che stava affondando. Io capisco che inventare uno scandalo parlando delle oscure relazioni tra il cattivo capitano e la ballerina dai fatali capelli biondi possa far aumentare le vendite, ma un po’ di serietà non guasterebbe, soprattutto quando si parla del più grave naufragio della storia della marina italiana. Sembra quasi che la maggioranza della stampa italiana non riesca ad andare oltre alla reiterazione del “bunga bunga”, che se aveva senso in quanto riferito ad un primo ministro, diventa argomento di talk-show quando viene riferito a qualcuno che è, tragicamente, “solo” un pessimo capitano di navi da crociera. Come ci insegna la Harendt, il male molto spesso è banale: farcirlo di segreti e misteri è un atto gratuito, prettamente estetico, che serve solo a renderlo appetibile al grande pubblico, ma non ne cambia in alcun modo nè la sostanza né il significato.


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