Alle soglie del 2000 (nel tempo della storia, e anche in quello della scrittura) Coe sceglie Berlino per (ri)aprire e chiudere il cerchio dell’indagine politico-romanzesca. Così, dopo gli anni Ottanta del thatcherismo più bieco, è la volta dei marroni anni Settanta (ambientazione del primo volume) e della modernità liquida degli anni Novanta blairiani (secondo volume). In mezzo, tanta musica (a partire dal titolo), la consueta abilità nel dispiegare trame dal grande respiro narrativo-intertestuale. Il gusto nella costruzione della storia resta intatto, e i protagonisti veri, nonostante tutto, restano narratore e destinatario del racconto, concepito come un grande flashback, ripercorso a fasi alterne da due giovani, Patrick e Sophie, che, prima (nella Banda dei Brocchi), si incontrano “On a clear, blueblack, starry night, in the city of Berlin…”, infine (in Circolo Chiuso), al termine della lunga maratona di lettura, si congedano camminando “beneath the great arch of the Brandenburg Gate, hand in hand; the two of them wanting nothing more from life, at the moment, than the chance to repeat the mistakes their parents had made, in a world which was still trying to decide whether to allow them even that luxury”.
I due volumi, per ammissione dello stesso Coe, vanno intesi come le due maxi-puntate di un romanzo unico, e come tale letti, possibilmente d’un fiato. Con questo post, intanto, la ‘povna torna, finalmente, al venerdì del libro.