“Time present and time past / are both perhaps time future”
T. S. Eliot
Ho letto questo libro un bel pò di anni fa e mi era molto piaciuto, ora che ho il blog posso ufficialmente fare un pò di pubblicità.
Il titolo originale è The Rotter’s Club, brocchi non è che mi piaccia molto come traduzione, la banda degli sfigati è forse più adatto, la copertina italiana invece è (capita) molto carina:
Dal sito della Bol:
Trotter, Harding, Anderton e Chase: sembra il nome di un prestigioso studio legale; in realtà è un quartetto di giovani amici, che frequenta un liceo elitario di Birmingham, quel tipo di scuola che preleva giovani intelligenti dal loro background ordinario e li fa atterrare in una classe sociale diversa da quella d’origine. I ragazzi sono destinati a Cambridge e Oxford, a carriere importanti, mentre i genitori rimangono impantanati nel loro mondo di matrimoni sciovinisti, scontri sindacali, guerre di classe e di razza, ignoranza culturale. Siamo negli anni settanta, anni completamente marroni, come scrive Coe, dove s’incastrano sconvolgimenti sociali, lotte politiche, attentati dell’Ira, nuove richieste culturali. Su questo mare in tempesta cercano di destreggiarsi, con alterne fortune, i quattro ragazzi. A fianco del ristretto gruppo di amici, si muovono altre figure che aiutano a definire l’atmosfera e il sapore del tempo. Sono anni di grandi speranze egualitarie, di nuova musica, di grandi esperimenti sociali, di altrettanto grandi delusioni. Divertente, pungente e teneramente romantico, “La banda dei brocchi” fa per gli anni settanta ciò che “La famiglia Winshaw” ha già fatto per gli anni ottanta.
Questo romanzo rientra nel genere “coming-of-age-story” vale a dire che racconta gli anni del liceo quando non si è più del tutto adolescenti ma non si è ancora adulti.
La storia afffronta tematiche proprie del periodo storico in cui è ambientato (gli anni ’70): lotte sociali, terrorismo, politica (tory vs labour) razzismo ma si concentra soprattutto su problematiche “senza tempo” come il rapporto con i genitori, il dubbio atroce di tutti gli adolescenti “prima o poi lo farò anche io?”, l’importanza di essere un musicista.
Non c’è bisogno di essere nati negli anni ’60 e aver vissuto l’adolescenza negli anni ’70 per amare questa storia, è scritto molto bene, ricco di osservazioni intelligenti.
Ben Trotter (protagonista) vi farà ridere con le sue ansie adolescenziali, le paranoie, la sua passione smisurata per Cicely:
What’s a Freak?” she asked, handing him the magazine.Benjamin laughed tartly and pointed at their nine-year-old brother, whose face was aglow with amused contempt as he perused the Daily Mail. “You’re looking at one.”
“I know that. But a Freak with a capital ‘F.’ I mean, it’s obviously some sort of technical term.”
Benjamin did not reply; and he somehow managed to leave Lois with the impression that he knew the answer well enough, but had chosen to withhold it, for reasons of his own. People always tended to regard him as knowledgeable, well-informed, even though the evidence was plainly to the contrary. There must have been some air about him, some indefinable sense of confidence, which it was easy to mistake for youthful wisdom.
La prosa è scorrevole. Non ci sono tragedie. Una intelligente commedia agro-dolce. C’è anche il seguito, Circolo Chiuso, a me però è piciuto di più il primo dei due libri.
Il mio voto: 4/5
Em