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Trotter, Harding, Anderton e Chase: sembra il nome di un prestigioso studio legale; in realtà si tratta di un quartetto di giovani amici, che frequenta un liceo elitario di Birmingham, quel tipo di scuola che preleva giovani intelligenti dal loro background ordinario e li fa atterrare in una classe sociale diversa da quella dei loro genitori. I ragazzi sono destinati a Cambridge e Oxford, a carriere importanti, mentre i loro genitori rimangono impantanati nel loro mondo di matrimoni sciovinisti, scontri sindacali, guerre di classe e di razza, di ignoranza culturale.
Siamo negli anni settanta, anni completamente marroni, come scrive Coe, dove s'incastrano sconvolgimenti sociali, lotte politiche, attentati dell'IRA, nuove richieste culturali. Su questo mare in tempesta cercano di destreggiarsi, con alterne fortune, i quattro ragazzi. A fianco di questo ristretto gruppo di amici, si muovono altre figure, non meno interessanti e ben delineate, che aiutano a definire l'atmosfera e il sapore di quegli anni. Perché è anche l'epoca a rendersi protagonista: sono anni di grandi speranze egualitarie, di nuova musica, di grandi esperimenti sociali, di altrettanto grandi delusioni. Anni volutamente dimenticati, ma ancora strettamente legati ai nostri.
Divertente, pungente e teneramente romantico, La banda dei brocchi fa per gli anni settanta ciò che La famiglia Winshaw ha già fatto per gli anni ottanta.
La Recensione
E' proprio vero: La banda dei Brocchi ha fatto per gli anni Settanta ciò che La famiglia Winshaw aveva fatto per gli anni Ottanta: un ricchissimo spaccato di società e vita inglese durante un decennio complesso, tra gusti musicali che cambiano, alternarsi di governi e l'inevitabile crescita degli adolescenti.
Se, però, il primo è un romanzo più orientato verso la critica sociale, con la creazione di tipi particolari dell'establishment inglese, La banda dei brocchi è molto più poetico e raffinato, qualcosa a metà tra il diario e il documentario. Non tanto per le scelte narrative e stilistiche, quanto piuttosto per la scelta di giocare con personaggi adolescenti: e l'adolescenza, si sa, ha con sé una poesia che difficilmente ci si toglie di dosso. Ci sono passi di una bellezza assoluta, così profondi e spontanei che non sembrano scritti dall'autore, non sembrano pensati, costruiti, no, sembrano uscire fuori direttamente dai personaggi stessi, tanta è la profondità e la densità della loro caratterizzazione. Una caratterizzazione certo non facile, fosse solo per la varietà di tipi scelti dall'autore: eppure egli riesce a muoversi benissimo tra personaggi così differenti, capaci, per questo, di rappresentare davvero il divenire di un'intera generazione. Qualcuno vi ha visto un romanzo di formazione, ma sarebbe riduttivo: forse, piuttosto, si potrà dire che sì, lo è, un romanzo di formazione di una generazione e di un intero paese.
Stilisticamente, questo romanzo non mi sembra assolutamente inferiore (come pure è stato detto) al raffinatissimo La casa del sonno, né tantomeno a La famiglia Winshaw; non ho dubbi di trovarmi dinanzi alla matura sintesi delle esperienze vissute dall'autore nei suddetti romanzi. Lo stile è ancora una volta brioso, pieno di arguzia, di raffinato humour british, ma Coe è anche capace di descrizioni bellissime che non si leggono dai tempi del Naturalismo francese, di passaggi di una liricità assoluta.
Magistrale, ed è quasi inutile dirlo, ormai, l'uso del tempo: Coe ne fa davvero quello che vuole, lo accorcia, lo salta, lo allunga. Procede spedito con una narrazione frenetica, a scatti, spinto dall'inquietudine di certi suoi personaggi, poi compie un salto temporale e infine rallenta il tempo, prendendosi tutte le pause che vuole, invitando il lettore a soffermarsi, lasciando decantare la dolce malinconia dei suoi personaggi.
Allo stesso modo Coe continua a giocare con le tecniche narrative, infarcendo il romanzo di lettere, passi di diari, e con gli spassosissimi articoli del giornalino scolastico cui partecipano i personaggi; la musica è poi una presenza costante, con citazioni dirette o indirette. C'è però una parte in cui Coe raggiunge veramente il culmine massimo: Un sottobicchiere verde è il titolo della terza parte del romanzo, un lunghissimo flusso di coscienza che precede il brevissimo epilogo, un vero e proprio omaggio a Joyce, a ben vedere, tanto più che l'Ulisse viene addirittura citato direttamente.
Insomma, io ormai non ho dubbi: Jonathan Coe è il grande narratore inglese contemporaneo.
Articolo di Tancredi
Dettagli del libro
- Titolo: La banda dei brocchi
- Titolo originale:The Rotter's Club
- Autore:Jonathan Coe
- Traduttore:R. Serrai
- Editore:Feltrinelli
- Data di Pubblicazione:2004
- Collana:Universale economica
- Formato:Brossura
- ISBN: 8807817748
- ISBN-13: 9788807817748
- Pagine: 380
- Prezzo:8,50 Euro
- Link aNobii:La banda dei brocchi
Dello stesso autore: La famiglia Winshaw, La casa del sonno, La pioggia prima che cada