Come si può credere che rechi tracce di iscrizioni una cosa che, a dispetto delle foto che la ritraggono, notoriamente non esiste? La dottoressa Fadda, per la verità, scavò S'Urbale e nel villaggio trovò un sacco di reperti: nessuna citazione sulla barchetta fittile. Né se ne trova nel portale della Regione Sardegnacultura, non nella libreria digitale della Regione, non nel sito del Museo di Teti, dove qualcuno fotografò la barchetta inesistente, non nella guida al Museo di Nuoro scritta dalla dr Fadda. Del resto, come pretendere che una archeologa seria si occupi di una barchetta fittile che non esiste? questa è roba da fantarcheologi. Ancora ancora si trattasse di una delle solite navicelle fittili, ma questa pretende di essere anche iscritta, il che, non potendo essere, non è. Anzi non c'è. La rapida sua comparsa fu al massimo un'illusione ottica, un ectoplasma materializzatosi giusto il tempo per essere fotografato e poi tornare nel nulla della fantarcheologia.
Non bastasse la fantarcheologia, nello studio e nelle descrizioni di emergenze e fatti del nostro passato fa, del resto, capolino anche la fantascienza più osée. Tipo “Ritorno al futuro”, tanto per intenderci. Eccone un esempio. Si parla, in un libretto edito dal Comune di Orune nel luglio 1999, del Tempio di Su Tempiesu e vi si legge che esso “ricorda modelli protovillanoviani classici, seppure interpretati con una tecnica edilizia prettamente nuragica”. Dal che si ricava che gente, vissuta nella penisola italica fra il 1150 e il 900 aC, ha ispirato altra gente, vissuta in Sardegna, uno o due secoli dopo. La macchina del tempo ha portato i protovillanoviani indietro nel futuro della Sardegna? O ha portato i sardi avanti nel futuro di Villanova? Difficile dirlo. L'unica sarebbe chiederlo all'autrice del racconto fantascientifico. La dottoressa Maria Ausilia Fadda.
Nella foto: il fantasma della barchetta di Teti