La battaglia che cambiò la storia

Creato il 27 febbraio 2011 da Alfa

Nell’anno 751 un generale arabo sconfisse un esercito cinese nei pressi del fiume Talas, nell’attuale Kazakhstan. Tra i numerosi prigionieri catturati in quella occasione c’erano alcuni a conoscenza di un segreto che a lungo era stato custodito dall’Impero del dragone. Portati a Samarcanda essi furono convinti, o costretti, a mettere questa loro abilità al servizio dei vincitori. Fu così che a Samarcanda cominciò la prima produzione di carta nel mondo islamico, sottratta ai cinesi che ne custodivano il segreto da circa sette secoli.
Come molte altre invenzioni anche la carta viene dalla Cina. I Cinesi però non furono gli unici a scoprire questo segreto.
Sembra che già nel primo millennio a.C. una forma di carta fosse fabbricata ed utilizzata in Messico da quella che è considerata la più misteriosa delle civiltà precolombiane, quella Olmeca. Gli Olmechi svilupparono molti degli elementi ripresi più tardi dalle culture dei Maya e degli Atzechi, raggiungendo altissimi livelli culturali, prima di scomparire improvvisamente nel nulla. Tra le loro scoperte ci fu anche la fabbricazione della carta. Bollendo la parte interna della corteccia di certe piante si otteneva una pasta di cellulosa che era utilizzata per produrre una carta che era chiamata “amatl” e che i conquistatori spagnoli chiamarono “amate”.
In Europa però la carta giunse attraverso il mondo islamico.
La carta che cominciò a giungere in Europa dalla Siria e dal nord Africa nel XII secolo era in realtà di qualità mediocre e l’Imperatore Federico II proibì che fosse utilizzata per gli atti pubblici, ordinando che fossero redatti sulla più costosa e durevole pergamena, prodotta con pelli di pecora, di capra o di vitello. Nel 1268 a Fabriano si avviò però la prima produzione europea della carta, che migliorandone molto la qualità ne permise una rapida  diffusione in tutta Europa.
Tornando ai Cinesi, si ritiene che siano stati loro ad inventare, oltre alle banconote, anche le carte da gioco. Come per la carta furono però gli Arabi ad introdurle in Europa.
Le carte da gioco giunsero in Italia dall’Egitto dopo la metà del Trecento. Il mazzo era composto da 52 carte divise in quattro semi: bastoni da polo, denari, spade e coppe. Ogni seme conteneva dieci carte, da 1 a 10, e tre “carte di corte” chiamate “re”, “deputato” e “sotto-deputato”. Per la proibizione religiosa di ritrarre figure umane non vi erano però disegni, ma figure astratte.
Gli Europei ci misero del loro inventando le figure (re, regina, cavallo e fante). E svilupparono  anche i Tarocchi.
Il più antico mazzo di tarocchi conosciuto fu realizzato tra il 1442 e il 1447 per Filippo Maria Visconti, Duca di Milano (ma i suoi domini comprendevano anche il Novarese).  I Tarocchi furono illustrati da Michelino da Besozzo, uno dei maggiori esponenti del Gotico Internazionale in Italia. Oltre alle carte normali comprendono 22 Arcani maggiori o “Trionfi”. Curiosamente appaiono inoltre alcune anche altre figure scomparse poi nei mazzi successivi, come la “donzella” e la “dama a cavallo”.

Foto cortesia di Marta Rizzato

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