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La lunga guerra civile fra Cesare e Pompeo non si concluse affatto con la celebre vittoria ottenuta dal dittatore a Farsalo (48 a.C.): le sacche di resistenza pompeiane, in Sicilia, Africa Settentrionale, Spagna ed Asia, richiesero ancora molti anni di campagne militari e sforzi economici, che sopravviveranno a Cesare stesso, assassinato alle Idi di Marzo del 44 a.C.Nella fattispecie, uno dei figli del defunto Pompeo, Sesto, dotato di una flotta imponente, aveva occupato (42 a.C.) la Sicilia, bloccando gli approvvigionamenti alimentari che giungevano dall'isola a Roma. Una guerra “piratesca” passata alla Storia con la definizione di Bellum Siculum, che oppose a Sesto l'erede designato di Cesare, quell'Ottaviano destinato a diventare Augusto (cioè “accresciuto”), il primo princeps di Roma. Gli scontri fra i due contendenti si protrassero sino al 36, anno in cui la flotta romana guidata da Agrippa sconfisse definitivamente quella pompeiana a Nauloco, sul golfo di Patti.Appiano di Alessandria (95-165 d.C. Circa) descrisse nella sua opera storiografica questa lunga serie di operazioni militari, che si svolsero tutte nell'area dello Stretto. Prima di soccombere a Nauloco, tuttavia, Sesto Pompeo vendette cara la pelle, infliggendo diverse batoste – al largo di Scilla ed un'altra fra Colonna Reggina e lo stesso Capo Scilleo – alle navi di Salvidieno Rufo ed Agrippa, navarchi per conto di Ottaviano. In seguito ad una delle suddette disfatte, avvenuta fra Scilla e Colonna Reggina, la flotta di Rufo si ritirò presso Portus Balarum, un luogo di approdo fortificato, dotato di cantieri navali per riparare gli scafi danneggiati delle imbarcazioni.Per quanto concerne la localizzazione di questa località, in passato si sono versati fiumi di inchiostro: l'identificazione più accreditata rimane quella di Pellaro (Porto Bolaro); un'ipotesi che del resto confermerebbe la teoria secondo cui, lungo la costa fra la foce del Calopinace e Leucopetra (Lazzaro), dovevano trovarsi gli arsenali navali e tutte quelle infrastrutture connesse al grande porto di Reggio, il migliore, insieme a quello di Taranto, di tutta l'Italia Meridionale.Qualcuno ha tentato, d'altra parte, di identificare Balarum con l'odierna Bagnara, il cui toponimo rimanderebbe alla presenza, in loco, di acque dolci, destinate a scopi termali. Si tratta di una proposta ancora debole, anche perchè non sembrano esserci ulteriori menzioni nelle fonti che consentano di suffragare questa tesi. Ciò nonostante, sarebbe opportuno riprendere gli studi sul Bellum Siculum, soprattutto alla luce delle nuove acquisizioni topografiche relative alla storia della provincia di Reggio Calabria, a partire dalla collocazione di Colonna Reggina (luogo di attraversamento dello Stretto nell'antichità classica) presso Porticello di Villa San Giovanni piuttosto che alla Catona di dantesca memoria (che diverrà la stazione di traghettamento privilegiata alla fine del '200, in epoca angioina, quando i Messinesi decisero di spostare l'approdo siciliano da Capo Peloro alla foce del Torrente Boccetta). Occorrerà considerare inoltre che lo stesso Stretto, in antichità, era convenzionalmente denominato “di Scilla” e non “di Messina”: bisognerà dunque tenere conto di questa sorta di spostamento verso nord del baricentro geografico dell'antico Porthmos, specie sul terreno delle identificazioni toponomastiche e topografiche. La pianificazione di ulteriori indagini di archeologia subacquea – magari legali e non clandestine – potranno sicuramente far luce su questa ed altre vicende storiche, legate al nostro territorio.Ad imperitura memoria del Bellum Siculum rimane comunque la serie monetale battuta da Sesto Pompeo al fine di supportare finanziariamente le spese del conflitto, raffigurante al diritto la statua “miracolosa” di Poseidone che troneggiava sui flutti antistanti Colonna Reggina. Un simbolo perduto di appartenenza territoriale, che diverrà l'emblema della Legio X Fretensis (“dello Stretto”), costituita in seguito alla battaglia di Nauloco, i cui combattenti si copriranno di gloria all'epoca della Rivolta Giudaica domata da Vespasiano e Tito (I sec. d.C.); ma questa, si sa, è un'altra, suggestiva, pagina della nostra bellissima e semi-sconosciuta Storia.
In foto, denarius battuto da Sesto Pompeo, raffigurante al D/ Statua di Poseidone di Colonna Reggina che sormonta la prua della nave ammiraglia di Pompeo; al R/ Scilla combatte contro un nemico invisibile (Ottaviano), armata di un timone.
Pubblicazioni consigliate per chiunque volesse approfondire questo argomento dal punto di vista scientifico :
F. Costabile, Salvidieno Rufo e la Legio X Fretensis nella guerra navale fra Ottaviano e Sesto Pompeo, Rivista Storica Calabrese 1-4, 1985, 357-374 (identificazione fra l'iconografia monetale dei denarii battuti da S. Pompeo con la statua di Poseidon che sorgeva presso Colonna Reggina)
D. Castrizio, Note di iconografia siceliota II. La statua dello Stretto, Polifemo 7, 2007, 211-22. (localizzazione dell'antica Stilida/Colonna Reggina con Porticello di Villa S. Giovanni)
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