La Befana e i nuovi amici marmocchi

Da Robedamamma @robedamamma

Ogni anno la Befana, oltre a portare con sé un carico di tristezza che basta fino a marzo inoltrato, mi fa scattare la voglia di cambiare la disposizione degli arredi, ribaltare gli armadi, eliminare gli oggetti inutilizzati (o che vorrei smettere di utilizzare) e fare una check list di quello che c’è, non c’è o vorrei che ci fosse.

L’anno scorso ho deciso di dedicare solo parzialmente la giornata dell’Epifania a questa tradizione ossessivo-compulsiva, impiegando il resto del tempo in un’attività altrettanto maniacale: far shopping coi saldi!

Poichè l’esperienza fu molto più che piacevole… e che non lo rifacevo? Perciò domani attente a voi, o donne dell’hinterland milanese, perché io, la mia migliore amica e le nostre carte di credito, saccheggeremo ogni negozio di abbigliamento/arredamento/casalinghi/accessori vari, che troveremo sul nostro cammino.

Epperò, c’è un però. La mia coscienza m’impone di onorare comunque le vecchie tradizioni e così ho pensato di iniziare a sfogare la mia necessità di checkare l’oggettistica di casa nostra, cominciando dalla cameretta marmocchia.

Ora, forse non sapete che sfornare un marmocchio alla fine di novembre significa ritrovarsi ai primi di gennaio con la cameretta invasa da tutti quei regali di compleanno, natale, capodanno, epifania, che solo una nana di tre anni col faccino da angioletto può ispirare.

Questi alcuni tra i nuovi arrivati:

-   harem di Barbie: costituito da Barbie Hello Kitty, Barbie spiaggia e sua sorella, Barbie poco-di-buono, sua cugina Barbie te-la-do-basta-che-me-la-chiedi e l’ancor meno raccomandabile Barbie questo-marciapiede-è-mio-trovatene-un-altro. Il tutto corredato da scarpe, borsette, scettri, corone e bigiotteria varia (una c’ha perfino un oscar in mano… ecco non chiediamoci per cosa l’abbia vinto). La prima donzella ad entrare in casa nostra (Barbie Hello Kitty) è stata gambizzata dalla Marmocchia e poi gettata in fondo al cesto dei giochi. Ogni tanto la guarda, cerca di riattaccarle la gamba cionca, una tiratina ai capelli, e via di nuovo in fondo alla cesta. Memore della prima esperienza, ho provveduto ad occultare le altre quattro fanciulle, che ad oggi si godono un po’ di sano riposo in un luogo ameno che per la loro incolumità rimarrà segreto.

-   Pippo, il bambolotto venuto da lontano: vi ricordate cos’era successo all’arrivo di tale Callozzo in casa nostra? Bene, come si dice, tra i due litiganti il terzo gode. A guadagnarsi il titolo di nuovo bambolotto marmocchio preferito è stato il meno accessoriato, meno di marca e meno funzionale dei tre: Pippo! Pippo possiede un solo vestito e nemmeno un capello. Non ha beni di proprietà, non piange, non fa la pipì, non batte le mani, non gattona e credo non parli nemmeno la nostra lingua. Perché? Non saprei, ma la Marmocchia, nel sceglierlo come suo nuovo compagno di avventure, ha sentenziato: “Pippo mi piace pelchè viene da lontano!”. E il bambolotto extracomunitario in casa ci mancava proprio.

-   la Pimpa e il suo mondo fatato: ve la ricordate? La cagnolina a macchie rosse che andava tanto di moda ai nostri tempi? (e per “nostri tempi” intendo quelli degli assalti alle diligenze). Abbiamo questo nuovo dvd con 6 episodi della Pimpa. La nana la adora. E io ho scoperto che l’Armando, padrone e papà della Pimpa, è praticamente il genitore ideale.

Esempio 1 di conversazione tra i due:

Pimpa: ciao Armando, io vado in Africa

Armando: va bene, ma non fare tardi

Pimpa (rincasando oltre il tramonto): sono tornata

Armando: hai fatto tardi

Pimpa: sì, ma l’Africa mica è vicina

Armando: giusto, hai ragione

(???)

Esempio 2:

Pimpa: oggi ho fatto fare ginnastica agli alberi in giardino

Armando: brava, lo sport fa molto bene

Pimpa: ora gli alberi sono in forma, ma non so che frutti fargli fare

Armando: mah, prova con delle belle mele

(??????????)

Ecco, per dire che l’Armando davanti ai deliri della Pimpa non le risponde “Pimpa machecaxxo stai a dì?!” e nemmeno le fa il test con l’etilometro. No. Lui semplicemente l’ascolta e la incoraggia.

Chè dall’Armando avremmo tutti un po’ da imparare!

 

 

 


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