Conoscere un luogo vuol dire conoscere la sua storia o le sue storie. E se le storie hanno dell’eccezionale o dell’incredibile è ancora più bello ricordarle e raccontarle a nostra volta, perché qualcuno ne mantenga memoria, o anche solo ne faccia oggetto di conversazione. Perché c’è sempre bisogno di belle storie da raccontare, anche se sempre più spesso ci manca un caminetto o un focolare davanti al quale sedersi ad ascoltare.
La storia di Oreste, che vi racconto ora, ve la potrei raccontare passo dopo passo: nel senso che ricordo bene ogni impronta lasciata sul sentiero, sulla neve, sulla terra, sulle pietruzze, in discesa dal monte Marsicano, nel Parco Nazionale di Abruzzo, mentre la nostra guida ce lo raccontava. Per l’appunto, eravamo saliti a caccia di cervi, che abbiamo visto a debita distanza, perché non si fanno avvicinare. E proprio per questo la nostra guida ci ha raccontato la storia di Oreste.
Se guardate con attenzione vedrete dei piccoli puntini bruni: sono i cervi scesi al fiume Sangro a bere, che si tengono, però, a debita distanza
I cervi di solito se ne stanno ben lontani dagli uomini. Vivono nel parco, in branchi di numerose femmine che fanno capo ad un maschio dominante. Brucano in alto, dove termina la boscaglia, ma per bere si spingono in giù, a valle, verso il fiume Sangro, che qui è ancora un torrente. In genere sono diffidenti nei confronti degli umani e non si fanno avvicinare, anzi, appena intravvedono la presenza, si allontanano a grandi balzi. Questo è ciò che fanno tutti i cervi, tranne uno. Un cervo un bel giorno, e poi due, e poi tre, iniziò a spingersi, pochi anni or sono, a valle, molto a valle, entrando in uno dei centri abitati che gravitano sul piccolo lago di Barrea: Villetta Barrea. Dapprima brucava nelle aiuole dei giardinetti, poi si è fatto più audace, affacciandosi ai giardini, quindi una volta, sotto Natale, lui, così abile a divincolarsi tra i rami degli alberi nel bosco della montagna marsicana, rimase incastrato con le corna nelle luci natalizie di qualche albero di qualche giardino privato, tanto che poi lo si vedeva in giro conciato come una renna di Babbo Natale. [Una scena che mi ha ricordato la storia, un po' più sfortunata, del cervo di una delle favole di Fedro, così fiero delle sue corna, che però, proprio a causa delle corna, rimase incastrato tra i rami di un albero divenendo facile preda per i cani che lo stavano inseguendo.] Una volta, addirittura, fu arrestato dai carabinieri di Villetta Barrea, perché ritenuto un pericolo pubblico. Riportato nel bosco, il suo ambiente naturale, c’è rimasto ben poco, però, preferendo di gran lungo brucare l’erba lungo il fiume Sangro e lungo le rive del laghetto di Barrea. E’ tornato così, alla sua Villetta Barrea, dove è stato accolto, a questo punto, come cittadino onorario. E come tale, dice, fa anche la coda alle poste…
Il cervo Oreste, cittadino onorario di Villetta Barrea (AQ)
La storia del cervo Oreste è una delle tante storie che si possono imparare e ascoltare mentre si percorre uno dei tanti bei sentieri del Parco Nazionale d’Abruzzo tra Pescasseroli, Opi e il lago di Barrea. E’ una storia bella, divertente, ecologista, bizzarra. Una di quelle storie che si raccontano con il sorriso sulle labbra.