Di lei poche settimane fa si diceva che fosse la scrittrice più bella mai vista al Festival Letteratura di Mantova. Di certo, fascino a parte, Taiye Selasi, trentaduenne nata a Londra, cresciuta in Massachussets e oggi residente tra Roma e New York, è l’esordiente di maggior talento del panorama letterario internazionale.
Il suo La bellezza delle cose fragili è uno dei libri più potenti che mi siano capitati tra le mani negli ultimi anni. Potenza mista a leggiadria, una combinazione che emoziona a partire dal titolo, oserei dire più azzeccato in italiano che nella versione originale in lingua inglese: Ghana must go.
Pubblicato da Einaudi, questo romanzo ha la maturità stilistica propria dell’autore navigato, la freschezza della passione giovanile e l’intensità di una storia che si indovina autobiografica.
Taiye Selasi
(foto: blogs.elpais.com)
Taiye Selasi racconta, con un linguaggio non convenzionale (merita una standing ovation la traduzione di Federica Aceto) e straordinariamente evocativo, le vicende di una famiglia di immigrati di origine africana che vive a Boston, negli Stati Uniti, genitori fuggiti dalla povertà dei loro paesi e quattro figli nati in territorio americano, due dei quali gemelli. Una famiglia apparentemente unita che va in pezzi di fronte al sentimento di impotenza provato dal padre, Kweku Sai, stimato chirurgo che a fronte di un’ingiustizia, un torto subito a causa del colore della pelle, un’onta che vanifica tutti gli sforzi compiuti per integrarsi nell’America dei bianchi, decide di andarsene. Come in un domino perverso, dopo la prima dolorosa frattura, l’intero sistema familiare subisce un tracollo.
Taye Selasi rivela poco a poco la sorte toccata a ciascuno dei suoi personaggi durante la diaspora della famiglia Sai e lo fa con una delicatezza e un’originalità eccezionali.
Si sente il dolore nelle pagine de La bellezza delle cose fragili, si percepiscono anni di parole non dette, gelosie represse e abbracci mancati, la rabbia per un’Africa che potrebbe essere e non è, l’orgoglio per le conquiste di gente coraggiosa e la vergogna per le sconfitte, gli abbandoni, i vuoti che non si potranno più colmare.
Il tormentato percorso dei componenti della famiglia Sai, che per anni si sono allontanati tra loro nel timore che la vicinanza potesse ferirli più di quello che la vita avesse già fatto, subisce una svolta con la morte del padre. Il libro inizia da qui. Una forza uguale e contraria a quella che li aveva divisi si insinua così negli animi fragili di ciascuno dei protagonisti con l’obiettivo di ritrovare il senso della parola famiglia.
Un romanzo magnifico, con rare e irrilevanti sbavature (se proprio devo trovarne una scelgo la frase “risucchiò l’aria tra i denti” ripetuta a oltranza), un libro che va gustato parola per parola e che resta dentro, nel profondo, dove custodiamo le cose fragili che abbiamo in noi.
- Titolo: La bellezza delle cose fragili
- Titolo originale: Ghana must go
- Autore: Taiye Selasi
- Editore: Einaudi
- Pagine: 328
- Prezzo: 19€
- Voto: 9/10
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