Quando tutto va a rotoli, la cosa migliore è confidare negli Dei. E mi riferisco ovviamente a quelli dello Stadio.
Aprire un quotidiano, o un sito web, significa ormai crollare in automatico in un vuoto di senso, e in un trionfo del brutto. Cumuli di spazzatura nelle città, botte da orbi in sala parto, puzza di cloaca che esce fuori da ogni alito della classe dirigente italiana, sia essa politica, economica o culturale.
Ognuno ha i suoi metodi, per rimuovere il turbamento che ci invade l’anima davanti a questi scenari da apocalisse della socialità.
Negli anni ’70, quando esplodevano le bombe, e si sparava come in guerra, e a nascondere gli indirizzi dei mafiosi nel cassetto del comodino era Andreotti, la gente reagiva provando a stare insieme. Si riuniva, cercava obiettivi comuni, inventava ogni giorno una nuova forma di resistenza quotidiana.
Oggi invece ci sono i gruppi su Facebook.
Linki sul tuo profilo il gruppo “Vogliamo un mondo bello e profumato”, clicchi sull’opzione “Mi piace” nel Fan Club di “Amiamoci tutti”, e poi, forte del tuo esserti messo a posto la coscienza in vetrina, torni a fregartene di qualunque cosa stia realmente accadendo fuori.
Io per primo, che tanto sbrodolo anatemi dentro e fuori questo blog, poi non ho nessuna voglia di sbattermi per combattere la solitudine da numeri primi che dilaga come un cancro emotivo. E per salvarmi preferisco rinchiudermi tra me e me, far finta che il mondo stia tutto lì, nel piccolo della mia cappella, e votarmi alle sacre divinità delle chiappe sode.
Così mentre in prima pagina continua la guerra degli escrementi tra Berlusconi e Fini, mentre tutti urlano e le loro facce si contorcono in rabbiose espressioni da mostri affamati, mentre le scuole crollano e ad insegnare la vita compare Noemi Letizia (improvvisamente trasformatasi da diciannovenne in cinquantenne, e da “prenditrice” in “imprenditrice”), mentre insomma l’orrore tracima ed inonda le nostre esistenze sempre meno solide, io sento solo un forte impulso ormonale a guardare verso il futuro, e con i pantaloni gonfi recito un Osanna sulle prime foto del backstage del Calendario Dieux Du Stade 2011.
Sono consolazioni effimere, superficiali e passeggere; me ne rendo conto. Ma, visto che mi si chiede di riporre le mie speranze in un Bocchino, non vedo per quale motivo debba trattarsi di Italo.
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