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La belva e le bestie

Creato il 09 novembre 2012 da Cannibal Kid
Condividi La belva e le bestie Le belve (USA 2012) Titolo originale: Savages Regia: Oliver Stone Sceneggiatura: Shane Salerno, Don Winslow, Oliver Stone Tratto dal libro: Le belve di Don Winslow Cast: Blake Lively, Taylor Kitsch, Aaron Johnson, John Travolta, Benicio Del Toro, Salma Hayek, Demián Bichir, Sandra Echeverría, Emile Hirsch, Shea Whigham, Mia Maestro Genere: pulp Se ti piace guarda anche: Domino, Alpha Dog, Traffic, Natural Born Killers, Weeds
Solo perché vi racconto questa storia, non vuol dire che alla fine io sia viva.

La belva e le bestie

Una scena del tutto a caso dal film Le belve, che vede protagonisti
Aaron Johnson e Blake Lively le chiappe di Blake Lively.

La voce off di Blake Lively a inizio visione sembra scaraventarci in una puntata di Gossip Girl particolarmente tossica e sessualmente esplicita, giusto un pelo più influenzata da Viale del tramonto e American Beauty anziché da Dallas e The O.C.. Invece no. Invece non è Gossip Girl. Invece questa è la nuova pellicola di Oliver Stone. Oliver Stone, eccheccazzarola. Ma torniamo al punto in cui tutto è iniziato, come la suadente voce della suadente Gossip Girl ci invita a fare. E allora partiamo dal titolo: Le belve. Un titolo molto tarantiniano che fa il verso a Le iene, per un film dalle tinte tarantiniane. Quello originale invece era Savages, parola che svolge un ruolo centrale all’interno della pellicola e che purtroppo non poteva essere tradotta qui da noi, poiché esiste già il film Selvaggi. Pellicola di Carlo Vanzina del 1995 parecchio sottovalutata ma che in realtà è la vera fonte d’ispirazione principale della serie Lost. Pensateci su: non raccontano alla fine della fiera la stessa identica storia? E gli scontri tra Ezio Greggio e Antonello Fassari non ricordano un po’ quelli tra Jack e Sawyer? E il finale in cui finiscono nel Triangolo delle Bermuda non fa altrettanto sci-fi?

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"Yes we canne! Perché se non fumi guardando questo film, godi solo a metà."

Dopo aver svelato questo mistero su Lost, torniamo ai selvaggi del film Savages. Selvaggi che hanno le fattezze glamour di una versione californiana dei The Dreamers di Bernardo Bertolucci. Troviamo la bionda Blake Lively presa a sandwitch in un ménage à trois con i cannabis kids Taylor Kitsch (la serie Friday Night Lights, piuttosto che i dimenticabili Battleship e John Carter) e Aaron Johnson (Kick-Ass, ma anche il video dei R.E.M. “Überlin”). Il film potrebbe andare avanti con loro due che si scambiano nel letto con la gossip girl e credo nessuno avrebbe da lamentarsi troppo, però la sceneggiatura tratta da un romanzo di Don Winslow prevede ulteriori sviluppi. Un intreccio criminale parecchio incasinato e non troppo originale, che sfocia nel classico rapimento della sgnaccherona Blake Lively e in una serie di situazione che più che da un romanzo sembrano prese in prestito dalle missioni del videogame Grand Theft Auto.

La belva e le bestie

"Se non fumi, godi solo a metà! Capito, chiappette d'oro?"

Oliver Stone negli ultimi tempi sembra un po’ riciclare se stesso: con W. su George W. Bush tornava sui sentieri politici di JFK, con Wall Street - Il denaro non dorme mai tornava sulla scena del delitto del primo Wall Street alla luce della crisi economica attuale e ora con Le belve torna agli anni ’90 pulp di U Turn - Inversione di marcia e Assassini nati. Tutti hanno paragonato i Savages ai Natural Born Killers, però, a guardarli più da vicino, sono creature molto differenti. Entrambi i film sono violenti, è vero, ma Assassini nati era una vera e propria riflessione sulla violenza. Qui c’è una violenza più action, più fumettistica, più divertente, se la violenza può essere considerata divertente. E se siete fan del pulp sapete che sì, può esserlo eccome. Le belve è puro entertainment, prendere o lasciare. Un divertissement a tratti godurioso e piacevole, seppure tirato un po’ troppo per le lunghe. Al termine delle 2 ore e passa di visione di questo noir poco noir e molto solare, si rimane disorientati e storditi da una storia che non sembra sapere dove andare a parare, sensazione confermata pure dal doppio finale che ci spara.

La belva e le bestie

"Qualcuno sa dirmi che fine hanno fatto i miei capelli?"

Il reparto attoriale è di gran prestigio e mescola giovani speranze (i tre glamour dreamers sopra citati) insieme a vecchie (ma non troppo) glorie, come i molto pulp John Travolta, Salma Hayek e Benicio Del Toro. Eppure nessuno convince in pieno. Blake Lively è più bona che brava a recitare, ma non è comunque una cagna totale, Aaron Johnson sarebbe bravo ma qui non si applica, e Taylor Kitsch continua a non convincere su grande schermo come faceva invece in tv in Friday Night Lights. Quanto a John Travolta, è solo l’ombra del Vincent Vega che era in Pulp Fiction, Benicio Del Toro sembra la brutta copia del suo personaggio in Traffic e Salma Hayek è invecchiata muy bien ma pure per lei vale la regola: più bona che brava. Per i cronici della cronaca, va annotata anche la presenza del sempre valido Emile Hirsch, ma gli è stato affidato un ruoletto davvero troppo minuscolo, quindi per lui scatta il senza voto come ai calciatori che entrano a 5 minuti dalla fine della partita.

La belva e le bestie

"Se mi togliete la benda, vi dimostrerò che oltre a delle belle ciappette
ho anche molto da dire... Hey, ma perché state tutti ridendo?"

Le belve vanta poi una colonna sonora ultra cool che frulla di tutto e di più insieme, dai Massive Attack ai Talking Heads in versione bossanova, e sfoggia una regia di Oliver Stone in grado di gasare solo a tratti, specialmente all’inizio, poi anche lui si rilassa nell’atmosfera da cannabis di Ben & Chon e si appittisce in riprese piuttosto standard. Alla fine comunque ci si diverte e il ritmo è alticcio per quasi tutta la durata, sebbene la sceneggiatura sia priva di quei dialoghi ironici, geniali e ricchi di riferimenti alla pop culture che fanno la differenza tra uno script ordinario e un capolavoro tarantiniano. Una pellicola pulp dal contenuto pressoché inesistente, ma di splendida superficie. Non una Stone miliare nella carriera di Oliver, però comunque un film che ha il suo perché. Anche se non credo di aver ancora capito quale. (voto 7+/10)

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