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La Bibbia firmata Chagall: “Il sacrificio di Abramo”

Creato il 27 febbraio 2011 da Leragazze

La Bibbia firmata Chagall: “Il sacrificio di Abramo”

Nella serie di illustrazioni dedicate ad Abramo, passiamo quindi a una scena che nella storia dell’arte è diventata un “classico dei classici” di tutta la Bibbia: il sacrificio di Isacco (n. 10). Come in altri casi in cui si è cimentato con temi ultra-noti, Chagall ha fatto la scelta intelligente di non ricercare l’originalità a tutti i costi, ma di partire da un’impostazione sostanzialmente tradizionale, per poi lavorare di fino sui dettagli.

Qui colpisce anzitutto la bianca nudità del giovane Isacco, esposta allo sguardo in maniera inquietante. La posizione del coltello, nei pressi dei genitali del ragazzo, non fa che accrescere l’angoscia freudiana della scena.

A meglio vedere, però, l’immagine richiama in modo netto la n. 6 (qui non riportata), la circoncisione dello stesso Isacco per mano dello stesso Abramo. Chagall quindi, più che insistere sul sacrificio inteso come sgozzamento, sottolinea il rinnovarsi del patto di alleanza tra Dio e il Patriarca. Infatti il titolo dell’opera non è “Il sacrificio di Isacco” (“di” con valore oggettivante) ma “Il sacrificio di Abramo” (“di” con valore soggettivante).

Come sempre, poi, i dettagli quasi invisibili sono i più preziosi. Il montone che verrà sacrificato al posto di Isacco è appena visibile sull’estremità sinistra del disegno, verso metà altezza; e si trova in piedi accanto a un grande albero. Chagall sembra chiaramente riprendere il midrash secondo cui il montone del sacrificio venne prelevato dall’angelo mentre brucava nei pressi dell’Albero della Vita in Eden.

Così, l’alleanza con Abramo si innesta nella storia universale dell’umanità, anzi nella genesi del cosmo. È rilevante il fatto che in numerosissime incisioni bibliche di Chagall compaia un grande albero, anche dove il testo non lo richiedeva: tutta la storia umana – sembra essere il messaggio – è un continuo allontanarsi, e ritornare, alla condizione originaria voluta da Dio. Un’“immagine e somiglianza” (Genesi 1,26) sempre rimessa in discussione, ma sempre operativa.

Quanto all’angelo, è l’unica volta, in tutta la serie di 105 incisioni, in cui il suo aspetto ha un che mi magico, quasi un elfo o spiritello della tradizione nordica. Un po’ come l’Ariel (nome ebraico, tra parentesi) della “Tempesta” di Shakespeare. Sul rapporto tra il pittore russo-francese e il drammaturgo inglese torneremo più avanti.



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