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La Bibbia firmata Chagall: “La morte di Mosè”

Da Leragazze

La Bibbia firmata Chagall: “La morte di Mosè”

“La morte di Mosè” (n. 41) è un’immagine talmente provocatoria da costringere il curatore del volume, Enzo Di Martino, a commentarla nell’introduzione. Questa la lettura che ne dà: “In tutti gli episodi nei quali si parla del Signore, Egli viene sempre ‘rappresentato’ da angeli sospesi nel cielo (…). Dio, infatti, secondo il dettato biblico non può essere rappresentato visivamente, e appare soltanto nella tavola della morte di Mosè, forse perché al grande Patriarca è stato impedito di vedere la terra promessa; quasi dunque una ‘ricompensa’ dovuta solo a lui. ‘Così il Signore – è scritto – parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla a un altro uomo”.

Questa interpretazione mi sembra piuttosto probabile. Tenendola come sottofondo, vorrei però spingermi un pochino più in là. Anzitutto Mosè non si limita a salutare con un cenno della mano il Signore che scende verso di lui, ma è fisicamente attirato verso l’alto dal raggio di luce (vedi l’ombra “staccata” sotto il suo corpo) e già inizia a smaterializzarsi. Sembra quasi una abduction extraterrestre, e del resto il linguaggio ufologico inglese ha una forte connotazione biblica. A parte questo, le due mani di Dio e di Mosè che si avvicinano per toccarsi alludono alla “Creazione di Adamo” di Michelangelo. È l’inizio di una nuova creazione, di una nuova vita immersa nel Divino; sullo sfondo a sinistra si intravede la Terra promessa.

Mosè ha lasciato cadere il bastone: non è più tempo di imprese eroiche (cfr. sopra, gli episodi delle tenebre sull’Egitto e del passaggio del Mar Rosso), e neppure di “giochi di prestigio” (cfr. Mosè e il serpente, n. 28, qui non riportata). Solo silenzio. Ma è qui che Chagall, a mio avviso, partendo da questa scena drammatica, opera uno dei suoi capovolgimenti grafici/teologici più arditi, la sua provocazione più alta. Mosè infatti ha gli occhi CHIUSI, quindi NON vede sacrilegamente il volto di Dio. Ma noi… sì. Noi, mentre osserviamo l’illustrazione, compiamo l’azione blasfema di vedere Dio in forma umana.

Mosè viene castigato (gli è mostrata, ma preclusa, la Terra promessa) e allo stesso tempo viene premiato (accolto nella luce di Dio). In concomitanza, anche noi siamo castigati (violiamo la Torah raffigurandoci Dio come uomo)… significa quindi che anche noi saremo premiati, e proprio attraverso la negazione delle nostre aspettative?

dhr



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