La Bibbia firmata Chagall: “La presa di Gerusalemme”

Da Leragazze

Una quarantina di incisioni della Bibbia furono rielaborate da Chagall negli anni ’50, e questa – “La presa di Gerusalemme” (n. 101) – pare decisamente uno di quei casi. Soprattutto nella parte inferiore si notano aree “grattate” e ridisegnate.

La scena si riferisce alle tragiche descrizioni del profeta Geremia riguardo alla distruzione della Città santa e alla deportazione della popolazione a opera dei babilonesi, ma Chagall aggiunge un ulteriore tocco di cupezza, devastazione, disperazione, che non può non far pensare agli avvenimenti europei degli anni ’30-40. Il popolo viene trascinato via in massa, senza distinzione: uomini, donne, anziani, bambini, potenti (il re) e umili. E già ai lati della lunga colonna in marcia si vedono mucchi di cadaveri.

Addirittura l’angelo, che in tutte le illustrazioni precedenti era stato messaggero di luce, insegnamenti, coraggio, consolazione da parte di Dio, qui ha lo sguardo come pazzo, e brandisce una torcia incendiaria. Si è trasformato in una Erinni, una Furia dell’iconografia greca e poi  rinascimentale: simbolo di ira, di tormento, di guerra, di morte violenta. Dio è assente. Da Gerusalemme, cinta di mura, si levano immense fiamme. La Città santa è diventata una dantesca Città di Dite.

Mai Chagall aveva dipinto una scena così oscura, senza via di uscita. Perfino nella sua celebre “Caduta dell’angelo”, terminata nel 1947, affiorava qualche segno di speranza, e comunque l’angelo cadeva proprio perché la sua sorte era solidale con quella del popolo perseguitato. Qui no.

Eppure, con un ennesimo capovolgimento esegetico, in basso a sinistra un uomo si volta e alza le braccia in segno di invocazione verso… la Furia infernale. Perfino nel paradosso e nella negazione il fedele sa intravedere, se non la presenza, almeno la possibilità di Dio. Come si legge nel Salmo 60:

Dio, tu ci hai respinti, ci hai messi in rotta,
ti sei sdegnato: ritorna a noi!

dhr



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