La Bibbia firmata Chagall: “La tomba di Rachele”

Creato il 13 marzo 2011 da Leragazze

Per la prima e unica volta nell’intera serie – e quasi nell’intera produzione artistica di Chagall – un paesaggio puro. Niente personaggi svolazzanti, niente atmosfere oniriche. Anzi, qualcosa di ancora più specifico di un paesaggio: una cartolina. Peraltro realizzata con molta cura, a onta di chi lo accusa di “non saper disegnare”

Una cartolina che Chagall spedisce a se stesso e al lettore dalla Terra promessa, dove il pittore è andato nel 1931 prima di mettersi a lavorare alle 105 incisioni bibliche, proprio allo scopo di documentarsi, anche se poi disegnerà di rado dei paesaggi filologicamente corretti.

Trattandosi del 1931, inoltre, il termine “Terra promessa” era da prendere in senso letterale. Non un luogo geopolitico ma una nostalgia, un desiderio, un’assenza, un di-là.

Il luogo scelto da Chagall per questa cartolina dalla Terra promessa è, come molti lettori del blog avranno individuato fin dal primo sguardo, la Tomba di Rachele. Il grande albero in primo piano, oltre a fare molto pittoresco, è probabilmente l’ennesimo richiamo all’Eden, la Terra promessa per eccellenza, quella primordiale, cosmica.

C’è dell’altro. La Tomba di Rachele si trova a Betlemme, località che nella storia dell’arte ha avuto un successo straordinario, sebbene per tutt’altri motivi. Come al solito, sembra che anche qui Chagall giochi su due registri: illustrare la Bibbia ebraica, ma con un occhio all’iconografia cristiana. Della Betlemme “della tradizione pittorica”, che cosa è rimasto? Un cammello, uno solo, senza Re Magio in sella. E l’ingresso della Tomba è un’apertura semicircolare buia, come la grotta della Natività nelle icone russe, che rimanda già al sepolcro.

Questa commistione di nascita e morte, promessa e lontananza, giustifica l’atmosfera particolarmente meditativa e malinconica dell’illustrazione. Non c’è nessuno, come il sabato al sepolcro di Gesù, come nel paradiso terrestre dopo la cacciata di Adamo ed Eva. Eppure, in questi “sovrumani silenzi”, in questa assenza, è tanto più presente Colui che non può essere raffigurato.

dhr



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