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La Bibbia firmata Chagall: “La visione di Ezechiele”

Creato il 24 luglio 2011 da Leragazze

La Bibbia firmata Chagall: “La visione di Ezechiele”

La penultima acquaforte, “La visione di Ezechiele” (n. 104), è tra gli esempi più alti della metodologia adottata da Chagall per questa serie biblica: fedeltà al testo a un primo sguardo, al secondo sguardo una acuta contaminazione con altri spunti. Di primo acchito, infatti, l’immagine è semplice e diretta: il profeta si prostra di fronte ai quattro Viventi, la manifestazione di Dio che lo raggiunge in terra d’esilio. Un tema che ha avuto notevole successo anche nella storia dell’arte cristiana; il dipinto più famoso – ma non il migliore, a mio parere – è quello di Raffaello e/o aiutanti. Anche Dante riprese questo episodio nella processione simbolica in cima alla montagna del purgatorio.

Scendendo nei dettagli, appaiono una serie di parallelismi e di novità. Anzitutto, Ezechiele è scalzo, e in questo modo l’apparizione che gli si presenta è in continuità con il roveto ardente di Mosè. Poi però ecco un particolare inatteso: il profeta è avvolto dalle fiamme, diversamente dal testo biblico che pone la scena in riva al fiume Chebar, un canale dell’Eufrate. Probabile allusione al mondo che può diventare un “inferno” a causa della malvagità umana (cfr. illustrazione n. 101).

Anche i Viventi sono poco fedeli alla lettera. Al di sopra di essi non si vede Dio, che è solamente alluso tramite raggi di luce che filtrano dall’alto; il testo invece descriveva anche l’aspetto dell’Eterno. E soprattutto, i quattro Viventi non corrispondono a quelli elencati dal libro di Ezechiele. In quel caso si trattava di leone, aquila, toro e uomo; qui abbiamo leone, uccello (forse aquila, forse generico), mucca e donna. Chagall sembra avere radunato i simboli a cui è più affezionato: la forza e la nobiltà del leone, tema non frequente nella sua pittura, ma costante in questa serie; e soprattutto i tre protagonisti di tutta la sua arte, l’uccello, la mucca e la donna, figure di tutto ciò che è positivo, bello, vitale, spirituale.

In questa penultima immagine, Chagall sintetizza l’oscurità e la drammaticità della Storia, da un lato, e dall’altro la luce di Dio che permea l’anima e l’universo. Il mondo è in parte tenebra e fiamme, in parte è vita e angelicità. Per citare il filosofo buddista indiano Nagarjuna: “Tra il samsara [questo mondo di divenire e dolore] e il nirvana non c’è la minima differenza”.

Ma manca ancora l’ultima parola… l’immagine n. 105, che vedremo tra sette giorni.

dhr



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