L’illustrazione n. 92 s’intitola “Tempi messianici”, ma in effetti l’intera sezione conclusiva della Bibbia firmata Chagall affronta questo tema. Approfondiremo varie immagini di tale sezione; due in questa puntata, altre nelle successive.
Nella n. 92, basata sul testo di Isaia cap. 11, i rimandi iconografici sono numerosissimi. Il mondo perfetto che conclude e supera la Storia è un paradiso terrestre; ma anche una nuova arca di Noè, un tema a cui Chagall aveva dato rilevanza proprio all’inizio della serie. Il “bambino messianico”, a sua volta, deriva da una lunga serie di personaggi: Orfeo che ammansisce gli animali, poi diventato Gesù Bambino tra il bue e l’asinello, e poi ancora il Cristo risorto che si manifesta nel Giardino come principio della vita eterna, nella teologia cristiana (qui il bambino ha l’aureola, è seminudo e in una posizione che richiama abbastanza i dipinti sulla Risurrezione). Un ulteriore richiamo all’arte cristiana è data da Dio creatore, in alto, ispirato agli affreschi della Cappella Sistina.
Ma, guardando l’immagine nel suo insieme, emergono ulteriori suggestioni. Anzitutto l’Uovo cosmico, un simbolo antichissimo. Volendo, si potrebbe perfino intravedere una cellula con il serpente che fa da DNA (scoperto nel 1953, proprio mentre Chagall lavorava alla versione definitiva delle incisioni bibliche). Il serpente del resto, non raffigurato da Chagall nell’Eden, era stato mostrato nell’acquaforte n. 28 in atteggiamento quasi giocoso con Mosè: la Torah rende la Terra un giardino divino.
Il mondo rinchiuso, avvolto, in una sfera trasparente ritorna in quasi tutta la sequenza conclusiva della serie biblica. Molto probabilmente si tratta di una citazione dalle ante esterne del celebre “Trittico delle delizie” di Hieronymus Bosch (vedi allegato). In entrambi i pittori il contesto è una raffigurazione ambigua, tragica e fantasiosa, del mondo.
La sfera, o bolla, compare anche nell’illustrazione n. 95 “La liberazione di Gerusalemme”, riferita a Isaia 52: “Consolate, consolate il mio popolo…”. Ed è l’unica volta, in queste 105 immagini, che Chagall rappresenta l’angelo con uno dei tefillin sulla fronte (gli astucci di cuoio contenenti brani della Torah, che gli ebrei portano durante la preghiera del mattino) e lo shofar, il corno del giubil(e)o. Liberazione cosmica e liberazione storica.
Eppure non è questa l’ultima parola. Mancano ancora 10 passaggi alla fine…
dhr