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>>...Stabilitosi nella terra di Canaan, Giacobbe ebbe il dodicesimo figlio che chiamò Beniamino. Tra tutti i suoi figli però, egli preferiva Giuseppe, l'undicesimo, per la sua bontà e la sua obbedienza. Perciò i fratelli cominciarono ad invidiarlo. E l'invidia diventò odio allorchè Giuseppe raccontò di aver fatto due sogni, nel primo dei quali gli era parso di essere coi fratelli nel campo a far covoni e di aver visto i covoni dei fratelli inchinarsi al suo, mentre nel secondo aveva visto che il sole, la luna ed undici stelle lo adoravano.
-Dovremo dunque, tuo padre, tua madre e noi tutti inchinarci a te come davanti ad un re?-
E accecati dall'odio un giorno si dissero: -Uccidiamolo. Si vedrà quanto c'è di vero nei suoi sogni!-
Ma il maggiore di essi, Ruben, si oppose al crudele proposito, dicendo:- Non macchiamoci del sangue di nostro fratello! Gettiamolo invece in questo pozzo ormai secco e lasciamovelo morire di fame. Ruben voleva salvare il fratello e rimandarlo poi al padre, ma gli altri, mentre egli si era allontanato, vendettero Giuseppe ad una carovana di mercanti che si recavano in Egitto. Quando Ruben seppe ciò, si adirò fortemente coi fratelli. Ma ormai i mercanti erano lontani: essi decisero, quindi, di bagnare la veste di Giuseppe nel sangue di un capretto e di mandarla al padre per mezzo di un servo.
Quando Giacobbe la vide, esclamò tra le lacrime:- Ahime! Questa è la veste di Giuseppe... Certo una belva lo ha divorato!- E pianse amaramente la perdita del figlio prediletto.
Intanto Giuseppe, portato in Egitto, fu venduto dai mercanti a un ufficiale del Faraone, Putifarre, presso il quale raggiunse una importante posizione. Ma la moglie di Putifarre, gelosa della benevolenza del marito verso Giuseppe, lo accusò ingiustamente di essere stata da lui offesa e Giuseppe fu messo in prigione.
Qui, egli si trovò in compagnia del capo dei coppieri e del capo dei panettieri del Faraone. Una notte, essi feceo degli strani sogni che solo Giuseppe riuscì a spiegare, dicendo all'uno che entro tre giorni sarebbe stato liberato e riconfermato nella sua carica, ed all'altro che nello stesso periodo di tempo sarebbe stato condannato a morte. Così, infatti, avvenne.
Due anni dopo, anche il Faraone fece due strani sogni. Nel primo sognò di essere in riva al Nilo e di veder uscire dal fiume sette vacche belle e grasse, e dietro a queste altre sette brutte e magre che divorarono le prime senza perdere la loro magrezza.
Nel secondo sognò di veder spuntare su un solo stelo sette spighe di grano belle e piene le quali furono però subito divorate da sette spighe vuote e secche. Impensierito da così strani sogni, il Faraone chiamò alla sua reggia tutti gli indovini ed i sapienti d'Egitto, ma nessuno di essi seppe dirgli il significato delle cose sognate. Solo allora il capo dei coppieri si ricordò di Giuseppe e ne parlò al suo re. Il Faraone chiamò quindi Giuseppe il quale, udito il racconto dei due sogni, disse: -Dio ti ha voluto rivelare il futuro del tuo regno. Dio stesso, ora, per bocca mia, te ne manda la spiegazione.
Sappi dunque che le vacche grasse e le spighe piene significano sette anni di abbondanza, mentre le vacche magre e le spighe vuote significano altri sette anni di carestia. Bisognerà dunque che tu, Faraone, scelga un ministro saggio e prudente il quale provveda a fare scorta di viveri negli anni di abbondanza e li conservi per gli anni di carestia affinchè il tuo popolo non muoia di fame. Il Faraone, meravigliato per la saggezza di Giuseppe, esclamò:- Poichè il tuo Dio ti ha ispirato parole tanto sagge io non potrei trovare un uomo più abile e più adatto di te allo scopo. Ti nomino quindi mio ministro. - E gli pose al dito il suo anello, lo fece ricoprire con ricche vesti e, fattolo salire sul suo cocchio, gli fece percorrere le vie della città mentre gli araldi anninciavano al popolo la carica ed i poteri del giovane ebreo.
Divenuto Governatore di tutto l'Egitto all'età di appena trent'anni, Giuseppe seppe rendersi degno della fiducia del Faraone. Durante i sette anni di abbondanza visitò tutte le province del regno e comperò grandi quantità di grano che fece conservare in enormi magazzini fatti appositamente costruire in ogni città, a guardia dei quali mise dei soldati. Quindi, come Giuseppe stesso aveva predetto, dopo i sette anni di abbondanza cominciò una terribile carestia per cui la terra non produsse più nulla, le piante seccarono e gran parte del bestiame morì. Il popolo allora cominciò a ricorrere al Faraone il quale rispondeva:- Andate da Giuseppe e fate quello che vi dirà!- E questi accontentava tutti facendo vendere dai suoi ufficiali il grano immagazzinato negli anni di abbondanza. Così, nella terra d'Egitto, nessuno morì di fame ed il popolo diede a Giuseppe il nome di "Salvatore del mondo".
.....Giuseppe e i fratelli
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