Mauro Biglino è stato traduttore di ebraico masoretico per le Edizioni San Paolo. Ha tradotto e traduce letteralmente l’ebraico.
Cosa sostiene, in sintesi, Mauro Biglino?
Sostiene che la Bibbia è un libro di storia, che non parla di Dio, né della creazione, né della religione. Questi sono concetti che gli sono stati costruiti sopra durante i secoli, con una vera e propria azione di falsificazione, soprattutto da parte dei traduttori masoreti.
Biglino sostiene che queste cose sono scritte dai maggiori esperti mondiali di studi biblici, soprattutto ebrei. Ne sono talmente consapevoli, che si sono dati duecento anni di tempo per riscriverla.
Ma qual è la tesi principale di Biglino?
Lui sostiene che se si legge la Bibbia per quello che realmente è (soprattutto l’antico testamento), si scopre che è la storia di un essere “superiore”, Yahveh, appartenente al popolo degli Elohim, molto probabilmente extraterrestri. Nella suddivisione della Terra tra questi esseri, a Yahveh sarebbe stato affidato un popolo e un territorio abbastanza sfigati (il futuro popolo ebraico, che all’epoca non esisteva ancora) e lui avrebbe tentato di farne una comunità coesa, guidandola verso la conquista di territori migliori.
Fin dalle prime pagine la Bibbia racconterebbe come gli Elohim si sarebbero attrezzati per vivere sulla Terra, attraverso una vera e propria opera di ingegneria genetica. Adamo sarebbe soltanto uno dei prodotti della loro azione e l’Eden sarebbe stata una specie di enorme serra nella quale veniva conservata e sviluppata la flora e la fauna necessaria per vivere.
Ovviamente Biglino fornisce prove di queste sue opinioni attraverso la lettura dei cosiddetti “testi sacri”, sostenendo che è troppo comodo dire, quando i conti non tornano, che si tratta di allegorie. I racconti biblici, secondo lui, descrivono chiaramente questi esseri (al plurale) che, lungi dall’essere divini, erano veri e propri guerrieri, violenti e arroganti, dotati di una tecnologia che li faceva apparire come dei agli occhi degli uomini del tempo.
Ovviamente l’opera di Biglino è soggetta a critiche feroci da parte dell’ortodossia, però i dubbi e le risposte che prospetta aprono uno squarcio “destabilizzante” sulle cosiddette sacre scritture.
Intendiamoci, la lettura con occhio “storico” delle sacre scritture per me ha sempre rappresentato un dato di fatto e anche sapere che i vangeli sono stati scritti qualche centinaio di anni dopo Cristo non depone certamente a loro favore quali testi sacri. E poi, quali sono i testi sacri? I 46 libri riconosciuti dai cattolici? Oppure i 39 riconosciuti dagli ebrei? Oppure quelli dei copti? O la Bibbia dei Settanta dei greco-ortodossi? O quelli dei rabbini?
L’opera di Biglino, se non altro, stimola, pungola, invoglia ad approfondire, coinvolge. E in un’epoca di calma piatta cerebrale non è poca cosa…