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La Biblioteca dei libri proibiti di John Harding

Creato il 19 ottobre 2010 da Nasreen @SognandoLeggend

Romanzo, direi, attesissimo quello di John Harding. Uscito a fine Agosto 2010, dopo una campagna pubblicitaria piuttosto coinvolgente, i responsi dei lettori sono stati quantomai contrastanti al punto da spingermi a spostare e rimandare l’acquisto finché, alla fine, non ho deciso di fare semplicemente di testa mia e l’ho acquistato.

 

John Harding;

John Harding è nato nel 1951 a Fenland, un piccolo villaggio nella regione di Ely, a est dell’Inghilterra. Si è trasferito per il college al St Catherine di Oxford. Ha lavorato dapprima come giornalista, poi come editor, prima di diventare uno scrittore. Vive a Richmond con la moglie e i due figli.

Sitoweb: http://www.bluedoorbooks.blogspot.com/

 

La Biblioteca dei libri proibiti di John Harding
Titolo: La biblioteca dei libri proibiti (isbn:9788863073188)
Autore: John Harding
Serie: #
Edito da: Garzanti
Prezzo: 17,60€
Genere: Adult, Romanzi Contemporanei, Narrativa
Pagine: 255 p.
Voto: 
La Biblioteca dei libri proibiti di John Harding

 

Trama: New England,1891. 
È notte fonda ormai. Nell’antica dimora di Blithe House regnano il silenzio e l’oscurità. Per Florence, giovane orfana di dodici anni, è finalmente giunto il momento che ogni giorno aspetta con ansia. Attenta a non far rumore, scende le scale ed entra nella vecchia biblioteca. Nella grande stanza abitata dalla polvere e dall’abbandono, ci sono gli unici amici che le tengano davvero compagnia, i libri. Libri proibiti per Florence. Non potrebbe nemmeno toccarli: da sempre le è vietato leggere. Così le ha imposto lo zio che l’ha allevata insieme al fratellino Giles. Un uomo misterioso, che l’ha condannata a vivere confinata in casa insieme alla servitù. Ma Florence è furba e determinata e ha imparato a leggere da sola. Ha intuito che nei libri è racchiusa la strada per la libertà. Perché è proprio in quella biblioteca, tra i vecchi volumi di Sir Walter Scott, Jane Austen, Charles Dickens, George Eliot e Shakespeare, che si nasconde un segreto che affonda le radici in un passato legato a doppio filo alla morte dei suoi genitori. Una terribile verità che, notte dopo notte, getta ombre sempre più inquietanti sulla vita di tutti. Strani episodi iniziano a sconvolgere la dimora. Prima la morte violenta e inspiegabile di una delle governanti, poi l’arrivo della nuova istitutrice del fratellino, una donna dura, che odia Florence con tutta se stessa. Per la ragazza camminare per i corridoi della casa è sempre più pericoloso. Deve essere astuta e stare attenta a tutto, al minimo scricchiolio del legno, a un soffio di vento, agli occhi che la fissano sinistri dai dipinti. La verità ora è una questione di vita o di morte. E per trovarla Florence avrà bisogno delle parole che si annidano nei libri, e dell’anima oscura che si nasconde in lei.

 

Avviso: La recensione contiene forti spoliers.

Opinione Personale: Sinceramente, cosa c’è di peggio di un libro brutto? Semplice, un bel libro rovinato dall’inettitudine dell’autore e da una campagna pubblicitaria completamente forviante.

In genere, nelle recensioni, parto sempre dall’analisi del testo/trama per poi passare a copertina, prezzo e tutti gli altri elementi puramente fisici e collaterali. In questo caso, diversamente, partirò dall’esterno del romanzo per poi addentrarmi nella trama affinchè possiate comprendere perché giudico questo romanzo complessivamente terribile.

Un romanzo scritto male o dalla trama scontata è semplicemente un romanzo scadente (o nella peggiore delle ipotesi brutto). Quando un romanzo è scritto bene e ha TUTTI gli elementi per essere un bel libro e questo viene rovinato per i motivi su citati, allora, per un amante della lettura come la sottoscritta, questo è “male”. E’ un sacrilegio.

Quello che fa infuriare oltremodo è che John Harding scrive maledettamente bene. Accurato, evocativo, preciso, intrigante e inserisce nel romanzo una vasta gamma di indizi che permettono a un lettore “attivo” di elaborare teorie, previsioni… In poche parole ti permette di “vivere” il romanzo, non lo racconta semplicemente. E il lettore lo fa, si appassiona, aspetta il colpo di scena e si emoziona con Florence, ci crede veramente fino a quando chiude l’ultima pagina e perplesso si chiede “E questo cosa c’entra? Dov’è il resto?“.

Perché è questo che accade chiudendo questo romanzo: il lettore rimane attonito e frustrato per la presa in giro. Tornerò su questo aspetto fra poco.

Un altro elemento che incide in modo irrevocabile al disagio e al fraintendimento sono trama, titolo e copertina. Davvero, vorrei chiedere alla casa editrice Garzanti, almeno UNO su TRE potevate anche azzeccarci!

Titolo. Completamente fuori schema dato che l’elemento centrale del romanzo non è di certo che lo Zio di Florence le impedisce di accedere alla libreria per qualche oscuro motivo. All’inizio del romanzo potrebbe apparire come il fulcro di tutto, questo benedetto divieto di accedere al mondo della lettura e il tentativo di tenere la ragazza nell’ignoranza (magari come passo necessario di un oscuro piano…), però una volta arrivati a metà libro ci rendiamo conto che non è così dato che oggetto principale della trama è la lotta di Florence contro una malvagia istitutrice che sembra voler rapire suo fratello minore. I libri vengono rilegati in secondo piano e perfino il divieto, assolutamente illogico per il periodo in cui è ambientato il romanzo, perde la sua rilevanza.

Trama. Anche in questo caso la trama è fuorviante dato che lascia presagire, in concomitanza con il titolo alquanto intrigante, un qualche segreto nascosto, un complotto alle spalle della povera Florence o, insomma, un “motivo” scottante che spingerebbe il vecchio zio a non avere contatti con i nipoti e a tenere Florence, la maggiore fra i due, nell’ignoranza.

Copertina. La copertina è fantastica, davvero. Elegante, intrigante e molto delicata ma alla fine del libro ci rendiamo conto che anche questa non c’entra proprio nulla perché, osservandola, si rievoca lo stesso identico pensiero del “proibito”. Abbiamo appurato che l’elemento “libri” è un qualcosa di molto interessante ma solamente un contorno, fa parte dell’ambientazione e dei presupporti che ci permettono di conoscere Florence ma non sono il “centro” del romanzo.

Tutto questo per far capire che, dopo aver letto quasi 200 pagine di questo romanzo conditi da indizi intriganti e elementi che oscillano tra l’immaginario e il fantastico, il lettore di aspetta delle risposte, ne ha diritto.

Invece no. Non sappiamo perché lo zio non si è mai fatto vedere, rimanendo sullo sfondo come un personaggio impalpabile e inutile; perché ha proibito a Florence di imparare a leggere; perché la prima istitutrice viene scelta accuratamente mentre la seconda viene inviata attraverso un’agenzia; perché diavolo il caso della prima istitutrice rimane “irrisolto” (anche se noi lo possiamo immaginare, alla fine però); le visioni di Florence sono frutto della sua mente malata o verità…

Su quest’ultimo punto “potremmo” quasi arrivare a concludere che sono frutto della sua mente “plagiata” dalle troppe letture in solitudine e dalla sua fervida fantasia. Di fatto, però, coinvolgere la Polizia (che finisce per avallare le paure di Florence attraverso alcune ricerche) e il furto da parte della ragazzina dei biglietti (necessari per la fuga dell’Istitutrice e del fratello minore) ricercati affannosamente – anche dietro minacce – da parte dell’Istitutrice stessa finisce per alludere che, probabilmente, il tentativo di rapimento fosse vero. E perché? Anche questo non viene detto.

Altra ipotesi. Tutto quanto è frutto della benedetta fantasia della ragazzina (che non ha neanche quindici anni!) e questa entra in contatto con diversi adulti, come abbiamo visto. Che qualcuno mi spieghi come diavolo hanno fatto a non rendersi conto che è seriamente disturbata? Stiamo parlando di tentati omicidi, crisi isteriche, fughe, liti, accuse… Insomma, tutti gli ingredienti per un viaggio senza ritorno verso la stanza imbottita del primo istituto psichiatrico della zona!

Non vado oltre perché ho già svelato anche troppo di questo romanzo ma, di fatto, lasciare in sospeso alcuni elementi ambigui in favore di una finale aperto e interessante va bene. Lasciare l’intero romanzo in sospeso e privare, così, il lettore di un minimo di appiglio mentre si schianta verso un finale banale e deludente (se non assolutamente IRREALE perfino per i canoni di un fantasy!) non è assolutamente lecito.

 


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