La possibile immagine della Biblioteca
Borges è uno di quegli autori che mi ha sempre affascinato.Più di un narratore, un letterato di altissimo livello intellettuale e culturale.
Livello che si rifletteva nella sua scrittura.
A volte potrebbe risultare difficile leggerlo, non essendo molto semplice, ma è uno di quegli scrittori che usa i racconti per, diciamo, "insegnare".
Insegnare nel senso di interpretare pensieri, o teorie, in modi allegorici in modo da poter essere semplificati e comprensibili.
Uno di questi esempi è "La Biblioteca di Babele" letto proprio ieri.
La Biblioteca di Babele è un racconto fantastico di Jorge Luis Borges, apparso dapprima nel 1941 nella raccolta Il giardino dei sentieri che si biforcano e poi nel 1944 all'interno del volume Finzioni.
In esso si descrive un allucinante universo che essenzialmente è una biblioteca spazialmente infinita composta di sale esagonali, che raccoglie disordinatamente tutti i possibili libri di 410 pagine in cui si susseguono sequenze di caratteri senza ordine, in tutte le possibili combinazioni.
Tuttavia alcune volte, molto rare, alcune persone sono riuscite a trovare dei caratteri sintatticamente corretti al'interno dei libri:
oh tempo le tue piramidi!
tuono pettinato
il crampo di gesso
ma fino a quel momento, prive di senso. Poiché i caratteri possono, per casualità, comporre frasi di senso compiuto, nella labirintica Biblioteca di Babele continuano a muoversi ed affannarsi gli uomini in cerca del Libro che contiene la Verità, ossia un libro, che di sicuro esisterà contenendo la biblioteca ogni libro esistente di 410 pagine, che spiega lo scopo e l'origine della biblioteca.
Ci sono anche leggende su un uomo che abbia letto questo libro, e sia diventato un dio.
Un racconto molto profondo, con molte chiavi di lettura.
Una su tutte, la vana ricerca della Verità assoluta.
Nella Biblioteca è contenuto ogni libro esistente di 410 pagine, quindi, oltre al libro della Verità è contenuto il suo opposto e ogni sua infinita variazione.
E, gli uomini, non essendo in grado di distinguerli, si impelagano in vane ricerche.
Un altra, triste, è la piccolezza della specie umana.
Qui rappresentata come alla ricerca effimera e spasmodica di qualcosa che non troverà mai, spingendosi all'estinzione, mentre la Biblioteca resterà eterne, immutabile ed infinita per l'eternità.