Il 24 febbraio 2011 esce ufficialmente il libro della nostra Caterina Ramonda dedicato alle biblioteche per ragazzi, abbiamo fatto due chiacchiere con lei.
D: Questo libro si inserisce in una nuova collana della Bibliografica, che vuole parlare di biblioteche al pubblico generalista. Un’iniziativa coraggiosa e necessaria di questi tempi. Qual è lo spirito con cui hai scritto questo volume per spiegare la biblioteca per ragazzi agli adulti? Come immagini il tuo lettore ideale?
R: Diciamo che l’inizio è stato difficoltoso: avendo sempre scritto di argomenti più “tecnici” mi risultava ostico scrivere sapendo che non dovevano esserci note né spiegazioni troppo particolareggiate. Alla fine ho adottato un metodo credo classico in questi casi: ho immaginato di dover parlare della biblioteca per ragazzi a una persona che davvero non ne sa nulla e siccome la persona a cui mi rivolgo è reale, è stato tutto più semplice! Poi il tutto è venuto da sè, appunto come un lungo discorso, un mettere in mostra tutto quel che ci può essere in biblioteca. La collana è pensata per chi di biblioteche non ne sa molto, ma in realtà credo che ci siano più lettori potenziali: il pubblico generalista come i bibliotecari stessi, chi lavora in biblioteche di altro tipo come gli stessi bibliotecari per ragazzi che spero si ritrovino in queste pagine.
D: Ti conosco come una bibliotecaria competente ma fortemente appassionata, c’è stato qualche punto del libro che ti è costato mettere su carta?
R: Certamente dall’ultimo capitolo si capisce che non avrei voluto concludere così, avrei voluto essere più ottimista, ma i tempi, i tagli finanziari, la carenza di risorse per le biblioteche non me lo permettevano. Mi è costato accennare alla presenza dei volontari in biblioteca: so anch’io quanto siano necessari in certe aree marginali, però se la tendenza è quella (come in certe aree piemontesi) di utilizzare il loro tempo e il loro lavoro per sostituire personale qualificato e preparato, allora non ci sto.
D: Quale reazioni speri o temi che susciterà questo volume? Quale era il messaggio forte che volevi trasmettere?
R: Spero che nel suo piccolo possa allargare lo sguardo sulla realtà delle biblioteche per ragazzi e sull’importanza dei servizi che offrono. Vorrei che passasse il messaggio che dice che la biblioteca può essere una palestra dove un bambino, un ragazzo imparano a scegliere; che scegliere tra documenti e attività è un esercizio che forma alla capacità di scelta che serve nella vita.
D:Parliamo di quella figura fondamentale che nel libro chiami “quell’adulto che fa la differenza”, cosa ti sentiresti di dire a un giovane che oggi voglia fare il nostro mestiere tu che sei bibliotecaria per scelta e per passione?
R: Aiuto… che probabilmente non capita nel momento migliore
Gli direi di inseguire il suo desiderio di fare questo mestiere, di arrivarci preparato e di non scoraggiarsi quando i suoi superiori cercheranno di frenare entusiasmo e progetti nuovi. E se vuole lavorare in una sezione ragazzi, gli consiglierei di immergersi subito nella letteratura per ragazzi e leggere leggere leggere.D:C’è un punto del libro in cui parli di “chi sceglie quel che scegli”: ho trovato molto bello questo volere portare a conoscenza del pubblico il dietro le quinte del nostro lavoro e in particolare la selezione sui testi, un compito delicatissimo di cui, sono sicura, il grande pubblico non è consapevole. Pensi che questo indurrà il non addetto ai lavori a porsi delle domande sull’offerta editoriale?
R: Lo spero. Sull’offerta editoriale e non solo. I libri che sono a scaffale in biblioteca non ci arrivano solo in virtù di quel che il mercato offre (e ci sarebbe di che parlare assai), ma anche del budget che la biblioteca ha a disposizione, delle idee di chi fa gli acquisti e della sua capacità di andare al di là delle proprie conoscenze, dei propri gusti e dei propri credo: una biblioteca è “per tutti”, non può ignorare certi generi o certe forme, deve essere attenta anche a chi ha necessità particolari legate a difficoltà e disabilità.
D:Delinea un punto di forza e uno di debolezza delle biblioteche per ragazzi oggi
R: Partiamo dalla debolezza, che è quella di sempre: in Italia le biblioteche per ragazzi hanno ancora troppo poca visibilità (e di conseguenza pochi fondi dedicati, poca attenzione da parte del pubblico di non addetti e, in questo tempo di crisi, un inevitabile taglio di fondi). Ma anche il punto di forza è insito nel nocciolo stesso di questa istituzione: una biblioteca per ragazzi è – come dico nel libro – un grande contenitore di documenti, di conoscenze, di attività, di incontri. è un luogo dove i ragazzi possono imparare la libertà di scelta. e dove si può cambiare idea. Pochi giorni fa è venuta in biblioteca una classe di prima media per un laboratorio di lettura. Abbiamo cominciato a chiacchierare riguardo a libri e lettura e ho chiesto loro che aggettivo avrebbero affiancato a queste due parole. Mirko mi ha guardato di sotto in su: “Io vicino a libro ci metto sottile”. Dopo l’incontro, ha scelto un libro sottile da portare a casa, poi un altro di 220 pagine che però lo interessava parecchio. Ci ha girato intorno, l’ha preso, l’ha sfogliato, l’ha posato, l’ha ripreso e poi si è deciso: “Posso togliere sottile alla mia definizione?”. E io ho pensato che questa è la vera soddisfazione del nostro mestiere.
D: Permettimi una chiusura un po’ alla Marzullo: lasciaci con un tuo sogno, dicci quello su cui secondo te bisogna investire a partire da domani.
R: Investire prima di tutto sul personale: personale interno preparato, che abbia il tempo di aggiornarsi, di leggere i libri che sceglie per proporli ai ragazzi, che possa progettare. E personale esterno, professionisti del libro e della lettura che intervengano nei laboratori e nelle attività della biblioteca in biblioteca. Mi verrebbe da dire personale “felice”… perché chi è soddisfatto ovviamente lavora meglio… ecco, è un sogno
(Intervista a cura di Valeria Baudo)