Un altro problema causato dagli incentivi statali alla biomassa è quello che le centrali posso nascere e nascono un po’ dappertutto sul territorio nazionale senza pianificazione e senza tener conto delle effettive risorse di approvvigionamento locali.
Gianni Tamino – biologo dell’Università di Padova – “Sono già centinaia le proposte di centrali che vanno dalla Sicilia, al Friuli, al Piemonte, a tutte le regioni d’Italia. Se venissero realizzate anche solo la metà, non c’è nessuna possibilità di fornire la biomassa necessaria per queste centrali.
Davide Pettenella – Dip. Territorio e sistemi Agro-Forestali Univ. Padova – “Siamo il primo importatore mondiale di legna da ardere. Guardando i dati Fao, se vede come abbiamo importato un milione e mezzo di metri cubi e l’abbiamo importato da Paesi, che sono anche il Cile, la Nigeria, l’Indonesia, il Brasile, l’Argentina. Pensa dal punto di vista energetico cosa significa trasportare questo legname su distanze così grandi".
C’è la corsa alla biomassa perché è incentivata, fino a ieri con i famosi CIP6, adesso con i certificati verdi, ossia quote pagate da chi inquina per finanziare chi produce energia da fonti rinnovabili. Dal 2011 i certificati verdi non dovranno più pesare sulla finanza pubblica e questo ha portato investitori a far richiesta di bruciare insieme alla biomassa anche i rifiuti e qualsiasi altra cosa come nel caso della centrale a biomassa nel comune di Argenta in provincia di Ferrara fermata e sequestrata nel 2006 dall’arma dei carabinieri.
Non è una caso che 90 scienziati americani abbiamo scritto ed inviato un manifesto ad Obama per rivedere le logiche di incentivazione previste dal programma Energy Act il quale provvede un forte supporto allo sfruttamento energetico della biomassa.
Anche in questo caso la logica del profitto si dimostra in grado di vanificare quanto di buono potrebbe essere offerto da una fonte rinnovabile potenzialmente rinnovabile al 100 percento.