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La bomba di Bangkok, gli uighuri e me

Creato il 07 settembre 2015 da Pietro Acquistapace
La bomba di Bangkok, gli uighuri e me

Proteste uighure in Turchia, fonte The Egalitarian

A circa un mese dall’attentato di Bangkok che ha causato una ventina di vittime, la polizia thailandese ha dichiarato di avere arrestato una persona sospettata di essere coinvolta. Tuttavia quello che emerge giorno dopo giorno sembra abbastanza confuso, con delle possibili implicazioni gravide di conseguenze per tutto il sud-est asiatico. L’arrestato sarebbe un uighuro, ma la verità sembra lontana dall’essere raggiunta, nel frattempo anche il sud-est asiatico potrebbe ritrovarsi coinvolto nella lotta mondiale al terrorismo.

La polizia thailandese incapace?

Una delle prima cose che balza all’attenzione di chi abbia seguito le vicende successive all’attentato, è la quantità di informazioni discordanti fornite dalla polizia thailandese. Gli attentatori sono stati identificati in magliette rosse e magliette gialle, per escludere infine una pista interna. Poi l’attentatore è diventato uno straniero, quindi un musulmano locale, fino a quando non è stato arrestato un uighuro, sulla cui identità non c’è tuttavia certezza. Prima è stato dichiarato cittadino turco, poi di turco è rimasto il passaporto falso, quindi è comparso un passaporto cinese. Anche l’arresto è oscuro, ufficialmente è avvenuto in Thailandia al confine con la Cambogia, ma a smentirlo sono state alcune voci che sostengono l’arresto sia stato fatto all’aeroporto di Phnom Penh, preso l’imbarco di un volo per la Turchia. La polizia thailandese avrebbe riportato l’arrestato in Thailandia, mettendo in scena un nuovo arresto per aggiudicarsi la taglia pendente sull’uomo. Niente male per un regime militare, ossia un regime che dovrebbe avere il pieno controllo della società!

Perché un uighuro?

Gli uighuri sono una minoranza presente nella regione cinese del Xinjiang. Di fede musulmana sono da sempre in rotta di collisione con il governo di Pechino, accusato di una politica letteralmente coloniale nell’ovest del paese, dove gli uighuri risiedono. Dopo la rivolta del 2009, in tutto il sud-est asiatico si è formata una diaspora di uighuri che cercano di lasciare la Cina, diretti in gran parte verso la Turchia. Questa, oltre ad accogliergli, fornisce loro la possibilità di un inserimento sociale. La Thailandia si trova quindi ad essere punto di passaggio, pressata dalle autorità cinesi affinché interrompa questo flusso migratorio. Proprio in ciò vanno forse ricercate le origini dell’attentato di Bangkok, compiuto nei pressi di un tempio molto visitato dai turisti cinesi. Il gesto sarebbe stata una ritorsione per i 109 uighuri rimpatriati in Cina qualche mese fa nonostante le proteste dei difensori dei diritti umani. A rendere ancora più complessa quella vicenda il fatto che un altro gruppo di uighuri, 172 tra donne e bambini, era stato in precedenza lasciato partire per la Turchia, paese di cui gli uighuri si dichiaravano cittadini.

Il sud-est asiatico sarà integralista?

Sebbene siamo portati a pensare al sud-est asiatico come  buddhista, l’Islam è qui molto presente, al punto di essere religione ufficiale nella parte insulare della regione. Quello che potrebbe rappresentare l’attentato di Bangkok è una convergenza tra l’Islam locale ed un Islam importato tramite il flusso di profughi dal Xinjiang. I ricercati dalla polizia thailandese avrebbero trovato rifugio a Bangkok nella zona di Nong Chok, tradizionalmente musulmana. Il futuro potrebbe vedere un'”internazionalizzazione” delle tensioni locali come quella dei separatisti malesi nel sud della Thailandia, dove peraltro un processo di radicalizzazione è già in corso, oppure delle rivendicazioni dei cham in Cambogia, etnia spetto bistrattata e repressa. Gli elementi uighuri più radicali potrebbero portare l’esperienza acquisita combattendo in Afghanistan, generalmente tra le file del MIU uzbeko. La bomba di Bangkok quindi come un grande e tragico ponte tra il sud-est asiatico ed il Medio Oriente passando per l’Asia Centrale.

E quindi?

A complicare le cose il contesto in cui questi fatti avvengono, ossia paesi dove la corruzione è ben radicata nel sistema, in particolar modo tra le forze di polizia. Non è un caso che notizie di stampa abbiano dichiarato che la persona arrestata avrebbe pagato circa 18mila baht per non utilizzare nessuno dei due passaporti, ma qui le cose si fanno veramente oscure e con troppe versioni differenti. Senza citare la stranezza della telecamera che non solo inquadra l’attentatore ma addirittura lo segue!
La Thailandia è risaputo essere una vera e propria fabbrica di passaporti falsi, solo per citare un’aspetto della questione, insieme all’onnipresente corruzione, che rende le cose ancora più contorte, con la possibilità che un intreccio di interessi arrivi a lavorare contro il suo stesso paese. Forse questa volta la minaccia del terrorismo islamico obbligherà i paesi del sud-est asiatico a fare ordine e pulizia al proprio interno, stabilendo un sistema di regole certe e funzionanti, con il pericolo tuttavia che crolli l’intero sistema statale e sociale.
Per quanto riguarda me, anche questa volta sono scampato ad un attentato. Mi trovavo infatti a Bangkok, ma non ho mai amato le zone dei centri commerciali!


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