di Iannozzi Giuseppe
L’inchiesta è ora affidata ai pubblici ministeri Armando Spataro, Grazia Pradella e Ferdinando Pomarici. La Digos ha sentito Riccardo Falcone, uno dei titolari dell’agenzia di comunicazione politica Bergomi&Falcone, nei cui depositi la polizia ha trovato le matrici da cui sono stati ricavati i manifesti: “Lassini ci ha ordinato 200 maxi manifesti a tema ‘Silvio resisti’ lo scorso febbraio, che ha pagato 5mila euro, poi ha ordinato questa fornitura. Non abbiamo mai avuto a che fare con altre persone della associazione”. Roberto Lassini è lui l’associazione, chiaro dunque che intervistato da Il Giornale ha finito con il dichiarare che ci “mette la faccia”. La faccia l’ha persa e l’ha persa di brutto, ma non intende fare dietrofront nonostante il dichiarato imbarazzo del Pdl – che davvero non si sa quanto sia sincero. In ogni caso i pm indagano anche su un altro manifesto che recita ‘Toghe rosse. Ingiustizia per tutti’. Non è da escludere che sia un’altra mascalzonata targata Lassini.
Roberto Lassini corre con il Pdl per le comunali a sostegno di Letizia Moratti. E Lassini non intende ritirare la propria candidatura, anche se il coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani ha detto: “Pensiamo che un suo passo indietro sarebbe opportuno per noi, per il partito e per Milano intera”. Peccato che Mantovani sia anche amico di Lassini; era ieri che diceva, “decideranno i milanesi se eleggere Lassini”.
La bomba che Lassini ha lanciato tra le gambe del Pdl è esplosa ed è esplosa di brutto; a questo punto non è da escludere che Milano conti già da oggi un numero abnorme di castrati, senza né arte né parte però. Berlusconi sa bene che questa volta rischia di perderla la sua Milano, la città che lui ha eletto capitale del suo impero privato. E noi tutti ci auguriamo che Milano torni ai milanesi almeno per finta, ci vorranno difatti decenni prima che la città possa dirsi finalmente liberata.