Già dalla frontiera con la Serbia, a Zvornik, la bella Bosnia ti accoglie con la lussureggiante Drina che placidamente scorre tra le verdi montagne che l’abbracciano. Da un lato la Serbia, dall’altro la Bosnia. È curioso: quando ti trovi a passare per questi posti, cominci a riflettere sulla questione delle frontiere… soprattutto quando incluso le acque di un fiume sono soggette a leggi diverse, dipendendo da che distanza dall’una o l’altra sponda si è.
Zvornik è la prima cittadina che troviamo dopo la frontiera, tristemente conosciuta per il massacro di cui fu testimone durante la Guerra in Bosnia, l’8 aprile del 1992, da parte delle forze paramilitari Serbe. Il suo ponte pedonale che univa la parte serba con quella bosniaca è ancora là. Non è famoso come il Ponte di Mostar, ma merita almeno una foto.
Un appunto di viaggio. Costeggiando il fiume Drina, non ho potuto non ammirarne la bellezza naturale tanto che ho pensato ritornaci per fare una sorta di turismo fluviale underluxe, cioè senza motoscafo. Scherzi a parte, sarebbe interessante percorrerlo proprio perché attraversa una terra con diversi ecosistemi naturali e il paesaggio è particolarmente suggestivo. Escursionisti e rafters del mondo, sappiate che il fiume Drina è una piccola perla in una terra splendida. Se non avete idee originali per il vostro prossimo viaggio, la Bosnia vi aspetta. E ve la consiglio fortemente.Sarajevo non è lontana. La strada che ci porta fino all’ingresso della città si snoda tra le colline. Percorrerla è piacevole, vederla dall’alto è impressionante.
L’impressione che da Sarajevo è diversa dipendendo dalla prospettiva dalla quale si vede. Dall’alto della Fortezza Bianca si mostra come una città che risposa in una valle profonda, divisa dal fiume Miljacka e circondata completamente dalle alture. Insomma, si trova in una sorta di imbuto… cosa che ne determina tanto la bellezza come la fragilità dal punto di vista strategico. Durante la guerra, infatti, le forze Serbe crearono un cordone sulle montagne, tutto attorno ad essa, dal quale con i loro cecchini controllavano e mantenevano sotto scacco la città. Ma questo lo approfondiremo nel post su Sarajevo dove vi racconteremo anche la nostra esperienza al Sarajevo Film Festival 2014 e la visita al Tunnel della Speranza.Il cammino verso la l’Erzegovina e la sua capitale, Mostar, ci porta verso un altro fiume: il Narenta. Devo dire che i fiumi di questa terra mi hanno abbastanza impressionato, forse anche più del Danubio quasi come il Mekong anche se per ragioni diverse: tanto il Drina come il Narenta sono di una bellezza inaspettata. Ecco, forse sarà questo il punto. Non immaginavo ci potesse essere tanta bellezza nascosta tra le montagne e così vicino casa. Per arrivare a Mostar, la strada costeggia il corso d’acqua. Vederlo con i propri occhi è decisamente meglio che in fotografia. Di tutto il viaggio, devo dire che Mostar mi ha un po’ delusa. La città è un amore, ma il traffico del turismo religioso è eccessivo così come il merchandising che ne deriva. Arrivati nella piccola capitale dell’Erzegovina abbiamo parcheggiato, fatto una puntata veloce per raggiungere il ponte aprendoci strada -quasi a gomitate- tra i turisti e abbiam fatto due foto cercando di non essere travolti dall’overbooking umano attorno a noi. Siamo poi letteralmente scappati verso la successiva frontiera.In generale, posso rotondamente affermare che la Bosnia mi ha commosso. Mi ha impressionato la sua natura, mi ha colpito la sua storia. Viaggiare per questa terra non è per nulla scomodo, anche on the road. Le strade sono piuttosto buone, la gente è cordiale, i prezzi si mantengono relativamente bassi, l’intorno naturale è spettacolare, il clima è ottimo (per lo meno in estate) e il cibo delizioso.Soprattutto vi consiglio di provare almeno una volta il caffè Bosniaco. È tutta un’esperienza.
Un saluto,
Valigia Blu