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LA BOTANICA PARALLELA di Leo Lionni

Creato il 26 aprile 2011 da Atlantidelibri

LA BOTANICA PARALLELA di Leo Lionni

Non che i bestseller ci facciano schifo, ogni libreria ne ha bisogno per campare. Però un bel libro è cosa diversa, per chi ama il soggetto. È un po’ come un amico, ci piace consigliarlo, parlarne, oltre che leggerlo.

Così, presentiamo la BOTANICA PARALLELA.

Non è Borges, è Leo Lionni. Sì, l’autore di Federico, Guizzino, e altri fantastici libri per bambini. Fu  un artista poliedrico: pittore, grafico, scrittore. Amò molto il design, fu art director per alcune campagne pubblicitarie negli Stati Uniti e, in seguito, per l’importante rivista Fortune. Collaborò (sempre negli States, dove si era rifugiato per sfuggire alle leggi razziali, altra fuga di cervelli)  con alcune delle maggiori personalità di quegli anni: Saul Steinberg, Andy Warhol, Alexander Calder, Willem de Kooning e Fernand Léger. Tra le tante cose per cui merita di essere ricordato (e per fotuna, le sue opere per bambini continuano ad essere in commercio, grazie a BABALIBRI)  E scrisse anche questo ormai quasi introvabile libro: BOTANICA PARALLELA, un fantastico testo, scritto con la proprietà del trattato scientifico ottocentesco, dedicato a vegetali assolutamente inventati. Ne scrisse i testi, accompagnandoli con le sue illustrazioni.

Trilli, Giralune, Solee, Camporane, Tubolari! Una caleidoscopica avventura della fantasia

Fu Adelphi a pubblicare il testo nel 1976, opera ormai esaurita. Con un colpo di fortuna siama venuti in possesso di una copia dell’opera, numerata (n.26 su una tiratura di 100), con custodia e con un’opera grafica allegata. WOW. Con un altro colpo di fortuna, ne abbiamo trovato una seconda copia, nell’edizione non numerata, sempre edita da Adelphi, in buone condizioni (a 35 anni, qualche piccolo acciacco è tollerabile negli umani e nei libri)

Forse una la metteremo in vendita, intanto fateci gustare il momento: nessuna libreria possiede entrambi i volumi, da quanto ci risulta.

Leo Lionni, Botanica Parallela, Adelphi
È possibile scrivere un trattato di una scienza inesistente? La botanica parallela, finto manuale scientifico, che si legge come un romanzo uscito dalla Biblioteca di Babele, ci dà una risposta, affermativa, a questa domanda. Leo Lionni è l’inventore, il cronista e l’illustratore di questa nuova scienza immaginaria, di cui qui racconta le origini, le prime scoperte, le teorie più rappresentative, gli sviluppi attuali. Da poco più di dieci anni, racconta Lionni, vari scienziati, in varie parti del mondo, sono venuti in contatto con piante dalle proprietà stranissime: la Solea, il Giraluna, la Sigurya, il Tirillo e altre ancora. L’antropologia e la biologia, l’ecologia e la matematica fanno convergere i loro sforzi per render conto delle inquietanti caratteristiche di queste piante «amateriche» ed esistenti soltanto nell’immaginazione. Con una sottilissima ironia, che pervade ogni riga del testo, Lionni ci conduce in un viaggio appassionante nell’immaginario, rovesciando lo schema del Manuale di zoologia fantastica di Borges: qui non si tratta di ritrovare i ricchi materiali fantastici nascosti negli anfratti di una scienza reale ma di esporre un materiale totalmente fantastico nella forma di un manuale scientifico dall’aria plausibile. Su questo libro così scrive l’autore: «La botanica parallela non è facilmente classificabile. Non è un romanzo, non è una collezione di saggi. E non è certo un libro di fantascienza. Come il burattinaio giapponese, mi presento sulla scena senza trucco e senza costume per avvertire il lettore che si tratta di una finzione, di piante che “prima di essere piante sono parole”. Il soggetto del libro, in fondo, non è una flora fantastica ma la fantasia stessa alla quale ho tentato di dare, attraverso il racconto di una vegetazione inesistente, una sua solidità poeticamente misurabile, e alla quale anch’io ho finito per credere». Il volume è corredato da 23 illustrazioni nel testo e da 32 tavole fuori testo che riproducono splendidi disegni a lapis la cui precisione di dettaglio è quella tipica dei veri trattati scientifici.

http://www.youtube.com/watch?v=7il-i–D2Ec
Un video dedicato alla Botanica Parallela

Le artisie. (da Lionni, Leo, La botanica parallela, Adelphi, 1976)

Le piante parallele che hanno sollevato più perplessità tra coloro che hanno seguito gli sviluppi della “botanica parallela” sono senza dubbio le Artisie. E ciò è comprensibile quando si pensi che delle due flore, quella comune e quella parallela, le artisie occupano un posto del tutto speciale, quanto mai ambiguo per l’aspetto abotanico, qualche volta addirittura anorganico, di probabile origine umana, che è il loro carattere dominante.
Quando Chambanceau vide per la prima volta una artisia, esclamò estasiato: “Oh, enfin une fleur humaine!”. Il noto botanico dilettante Theo van Schamen osservò: “Non è ancora chiaro se la pianta nella sua dicotomia artificio/natura, esprima l’influenza della natura sull’arte oppure quella dell’arte sulla natura”.

Sappiamo, beninteso, che la verità non è nè l’una nè l’altra e che, a parte il suo parallelismo, l’artisia è tutta natura. Ma come spiegare il mistero delle sue forme, così ovviamente “artistiche” che in alcuni esemplari sembrano addirittura artefatte, copiate dai ghirigori decorativi del 700? Vi è chi ha descritto il fenomeno come “la natura imita l’arte”. A dire il vero le artisie da noi osservate se non fosse stato per le radici ben visibili, non ci sarebbero sembrate piante ma piuttosto frammenti logori di candelabri o di cornici settecentesche, racimolati, forse, al marchè aux puces.

Esse rappresentano senza dubbio un fenomeno sconcertante che, nella nostra ignoranza, abbiamo attribuito ad un “folle impulso della natura ad imitare l’arte”.

e questa è una scultura in bronzo realizzata dall’autore:

LA BOTANICA PARALLELA di Leo Lionni



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