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La Brianza immaginaria di Virzì e altre approssimazioni

Creato il 10 gennaio 2014 da Luigilocatelli

Valeria Bruni Tedeschi e Fabrizio Gifuni sono i Bernaschi in 'Il capitale umano' di Paolo Virzì

Ripubblico quanto ho scritto subito dopo l’anteprima di Il capitale umano. Anch’io ho espresso parecchi dubbi sulla Brianza secondo Virzì, ma la mia non è una polemica leghista, ci mancherebbe. È una polemica su certe sciatterie del film.

Ho visto oggi in anteprima-stampa qui a Milano Il capitale umano di Paolo Virzì (sarà nei cinema dal 6 gennaio). Il suo nuovo film e anche, mi pare, il più ambizioso. Storie e personaggi che si intersecano tra Milano e la Brianza del 2010, adattamanto in salsa lombarda dell’omonimo romanzo made in Usa di Stephen Amidon. Un finanziere sull’orlo della bancarotta, la moglie bovaristicamente insoddisfatta, un figlio bamboccione e viziato, un immobiliarista che incautamente affida tutto quello che ha al suddetto finanziere, la sua tosta figliola. Una parabola sull’avidità, il potere, il denaro, l’ansia di controllo, l’ipocrisia sociale, l’inganno, dove – e sta qui la novità, almeno nel quadro del cinema di Virzì – l’intreccio è raccontato da tre punti di vista diversi. Cast di peso: Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Valeria Bruni Tedeschi, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio. In attesa di sapere se ci sia o no embargo, e rimandando quindi una recensione vera e propria a quando sarà possibile, mi limito a qualche considerazione di margine, sottolineando alcuni dettagli e incongruenze del film. Dettagli non così insignificanti.
1) Quella email assurda che svela quello che doveva restare segreto.
Ora, vi pare logico che – come succede in Il capitale umano – qualcuno scriva per esteso in una email quello che nessuno dovrebbe sapere, lasciando pure acceso il computer, sicché il primo che passa vede e legge? Scusate, signori sceneggiatori, non si poteva trovare un espediente più credibile per far saltar fuori la verità e dare una conclusione al film? (verità che ovviamente non dico, ci mancherebbe).
2) Si può oggi scrivere in una email ‘tua per sempre’?
No che non si può, eppure son le parole che leggiamo nella suddetta email. Tua per sempre? Vogliamo scherzare? Una formula così vetusta non la usava più nemmeno Matarazzo.
3) Ma che accento lombardo è mai questo?
I ricchi del film parlano come i cumenda delle commedie all’italiana anni Sessanta, peccato che da molto, molto tempo, nessuno in Lombardia parli più così. Anzi, a dirla tutta, in quella maniera non ha mai parlato nessuno nemmeno allora. Quanto poi al semidialetto fortissimamente cadenzato che sentiamo all’inizio in bocca al cameriere: ma quando mai? ma chi lo usa più? ma dove l’hanno sentito gli autori del film? Vivo a Milano da una vita e vi assicuro che quello che si sente in Il capitale umano è un lombardo immaginario, un suono immaginario. Immaginati da lontano, da chi sta a Roma, credo. Non è la prima volta. Ricordo che a rovinare tre anni fa il Vallanzasca di Michele Placido fu proprio l’inverosimile parlata del protagonista e dei suoi soci, più prossima al marziano che allo slang delle allora periferie milanesi.
4) Ma che Brianza è mai questa?
La villa dei Bernaschi del film è collocata a Ornate, immaginario paese brianzolo che riecheggia nel nome i realmente esistenti Ornago, Carnate, Cornate, e fin qui tutto bene, tutto credibile. Però, come mai nel film il quotidiano di riferimento della zona è La Prealpina? Ora, La Prealpina è sì un giornale lombardo, ma, come ognun sa, di Busto Arsizio, e la sua area diffusionale è quella di Busto e di Varese. Cosa c’entra mai la Brianza? Vogliamo scherzare? Non s’è mai visto in Brianza nessuno leggere La Prealpina, garantisco. Lo dico agli autori: era così difficile informarsi un attimo di più ed essere meno approssimativi? Quando poi si sente il politico dalla cravatta verde e con Va’ pensiero come suoneria sbottare, nella riunione culturale dalla signora Bernaschi, in un “perché non facciamo cantare il coro qui della Valcuvia?” cascan le braccia. Ora, se siamo in Brianza, che c’entra la Valcuvia, che sta tra Varese e il lago Maggiore?

Postilla: sono nato in Brianza in un paese che finisce in -ate, vivo a Milano, ho parenti stretti dalle parti della Valcuvia.


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