In trentatré comuni del viterbese è stata trovata una concentrazione d’arsenico nell’acqua superiore, e non di poco, ai limiti consentiti dalle normative europee.
Grazie ad una leggina regionale ad personam (o per meglio dire ad aziendam) che ha alzato questi limiti, ventiquattro comuni su trentatre sono rientrati nella norma.
Peccato però che l’arsenico sia rimasto in circolazione e che chi lo beve notoriamente non starà poi tanto bene.
Come se non bastasse, nel marzo 2011 la provincia di Viterbo ha vinto la classifica dei rincari delle bollette dell’acqua: più 51%.
Non è un caso che, sempre secondo le statistiche, un numero sempre maggiore di famiglie italiane si affidi all’acqua in bottiglia.
Ora, il 12 e 13 giugno prossimi la popolazione italiana è chiamata ad un referendum contro la privatizzazione dell’acqua, prevista dalla legge Ronchi.
Secondo i sondaggi il 70% degli italiani non lo sa.
Vogliamo aspettare che ci convincano che bere arsenico è salutare o vogliamo chiedere il sacrosanto diritto di non farsi uccidere o ridurre in miseria dall’acqua del sindaco?
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