Intanto l'aereo con la delegazione siriana diretta a Montreux per l'appuntamento di domani - quando avranno inizio i cosiddetti colloqui di pace "Ginevra-2" - è bloccato all'aeroporto Elefterios Venizelos di Atene: fonti del ministero degli Esteri greco, hanno riferito all'Ansa che la società che fornisce il carburante, teme che il rifornimento del Tupolev che trasporta i delegati del governo siriano, possa essere considerato una violazione delle sanzioni internazionali contro Damasco. Un inghippo diplomatico e burocratico, che sarà probabilmente risolto con un documento da parte del governo greco, tale da attestare la "via eccezionale" dell'operazione, permettendo alla società di carburante di non subire multe.
L'Onu ha nel frattempo ritirato l'invito a partecipare all'incontro, che era stato inoltrato all'Iran. La notizia non è state presa bene a Teheran, con il viceministro degli Esteri, Abbas Araghcì, che ha commentato alla tv di Stato: «Tutti sanno che senza l'Iran le possibilità di una vera soluzione in Siria non è poi così grande. Una soluzione globale non potrà essere trovata se tutte le controparti influenti non saranno coinvolte nel processo». Aggiungendo: «Eravamo pronti a partecipare alla conferenza di "Ginevra-2" e a giocare il nostro ruolo, ma non accettiamo condizioni preventive» che impongano «una soluzione con parametri definiti» ha detto Araghcì riferendosi implicitamente alla richiesta di accettazione del comunicato di "Ginevra-1".
Scelta presa «sotto pressione» ha detto il capo della diplomazia iraniana Zarif; «Uno sbaglio ma non una catastrofe» ha replicato l'omologo russo Lavrov. La decisione è arrivata ieri sera, il motivo sarebbe legato - secondo quanto riportato dal portavoce dell'Onu, Martin Nesirky - alla delusione con cui Ban Ki-moon ha accolto la decisione della Repubblica Islamica di non sottoscrivere i principi della prima conferenza di pace di Ginevra - termini su cui si baseranno i nuovi incontri e che in precedenza l'Iran aveva dichiarato di sostenere. Anche se a detta di molti, le motivazioni sarebbero effettivamente da ricercare nel pressing fatto dai governi occidentali, americano, e francese e inglese, su tutti.
Il ritiro dell'invito all'Iran, apre la strada alla partecipazione dell'opposizione siriana in esilio.
Niente è semplice sulle questioni siriane: alle atrocità del conflitto, si sovrappongono spesso circostanze diplomatiche e burocrazie che rallentano e squilibrano i difficili percorsi verso l'impellente risoluzione. Il caso delle armi chimiche, resta da paradigma.
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