La caccia e il consumo non erano solo delle specie che ancora oggi sono comunemente cacciate ma anche di animali che oggi non ci sogneremmo mai di consumare. I Romani per esempio mangiavano ogni tipo di pollame, cacciagione e anche animali esotici ad esempio il pavone che proveniva dall'India ed era giunto a Roma attraverso la Grecia. Presentare questo uccello cotto e ricoperto delle piume era sinonimo di prestigio e ricchezza.
La convinzione che determinati animali fossero prestigiosi permase per secoli, ne è un esempio la novella di Boccaccio "Chichibio e la gru" in cui l'omonimo uccello era destinato al pasto del nobile signore.
Nel XV secolo Platina nel suo trattato "De honesta voluptate et valetudine" descrive minuziosamente come cuocere il pavone e presentarlo a tavola con le proprie piume. Le grandi scenografie gastronomiche, in particolar modo quelle riguardanti gli animali esotici e la cacciagione avevano due funzioni fondamentali: da un lato mostrare la ricchezza della famiglia nobile che teneva il banchetto, dall'altro destare lo stupore e l'ammirazione dei commensali; è indubbio come questi due fattori fossero strettamente collegati l'uno con l'altro.
(Giuseppe Arcimboldi, Il giurista, 1566, Stoccolma,
Nationalmuseum)
Con l'Illuminismo il prestigio sociale e culturale della caccia decadde e i consumi si concentrarono su polli e animali da allevamento.
Ma che posto occupa la cacciagione nell'arte? Nei documenti pittorici che vanno dal XV al XVIII secolo ogni volatile ed animale da caccia possedeva un significato ben preciso. Essa fu presente nelle nature morte come documento della cucina povera e della grande abbondanza delle cucine di alto livello ma anche in quadri dal significato allegorico.
Una delle funzioni appena citate è presente nel quadro qua sotto, di Joachim Anthonisz Uytewael, Scena di cucina, 1605, Berlino, Gemaeldegalerie.
Nel Cinquecento la cucina è una sorta di laboratorio alchemico nel quale si trasforma il cibo dietro al "teatro" del banchetto, la cottura allo spiedo era la più frequente per il pollame e la cacciagione fin dai tempi antichi era uno degli elementi fondamentali che contribuivano ad aumentare il senso di spettacolarità; non manca però il significato simbolico: sullo sfondo è visibile una citazione della parabola del banchetto. Questo espediente aveva, secondo la critica, lo scopo di mostrare la difficoltà della ricerca spirituale nella vita terrena dove l'uomo è distratto dai piaceri materiali.
Nel secondo quadro presente qua sotto di Pieter Clasez, Natura morta con pasticcio di tacchino, 1627, Amsterdam, Rijkmuseum troviamo tutta la simbologia e gli aspetti citati in precedenza.
E' presente infatti l'animale spiumato che allora era considerato esotico (il tacchino era appena arrivato dal nuovo mondo),alimenti che erano consumati da ceti elevati e significati allegorici (il fiore nel becco del tacchino fa pensare che il quadro celebri un'unione coniugale).
Quelli appena descritti sono appena due esempi ma riescono a trasmettere efficacemente la molteplicità dei significati della cacciagione nei secoli.
Simboli, necessità e frivolezze che hanno fatto di animali selvatici ed esotici dei veri simboli di lusso e sfarzo. Sarà oggetto di un altro viaggio il significato e l'evoluzione antropologica e culturale della caccia.