Oggi, alle 17.42 e una manciata di secondi, il Senato ha deciso che Silvio B. decade dalla carica di Senatore della Repubblica.
Era nell’aria e non stupisce affatto. Vien da aggiungere che con questa decadenza s’è chiusa un’era, quella del berlusconismo duro e puro. Quello della predominanza del Signor B.
Non levate in alto i calici, l’uomo è tenace e tenterà di risorgere dalle sue ceneri, come l’Araba Fenice. Il disprezzo per la sua condotta (politica, morale) non deve indurre in errore. L’uomo è dotato di un’intelligenza superiore. Non si spiegherebbe altrimenti una così lunga permanenza al potere in un sistema comunque democratico e fondato su libere elezioni.
Con la serenità di chi non l’ha votato mai, nemmeno quando le sarebbe (oggettivamente) convenuto, vedo però per la prima volta una breccia in quella Porta Pia che è il PDL.
Non credo in toto agli slanci di Alfano e degli alfaniani, potrebbe essere una manovra per salvare capra e cavoli, e tenere un piede dentro ed un piede fuori dal governo. Son vecchie volpi democristiane aduse a certe manovre.
Pur tuttavia, l’ego smisurato dell’uomo considererà un vulnus intollerabile, alla sua figura, la decadenza. Son piuttosto convinta che se avesse potuto, come in altre occasioni, salvarsi facendo campagna acquisti tra i senatori, lo avrebbe fatto senza meno.
Ma a parte quanti oggi manifestavano in suo favore, qualcuno per ingenua fede, altri per meschino calcolo, l’aria è cambiata. Non solo nei palazzi, ma anche nelle case e nelle piazze. La Costa Concordia su cui tutti siano imbarcati, sta navigando in acque tempestose, e i guappi alla capitan Schettino, raccolgono sempre meno.
I cambi di casacca sono ormai a rischio. Con l’aria che tira in molti collegi elettorali, se sbagli mossa, il peggio non è non essere rieletto, ma venir preso a mazzate dai tuoi elettori, e ci son rischi che nessuno è più così disposto a sostenere.
La sensazione è che Drive In sia finito, le ragazze abbiano ritirato su le mutande (metaforicamente, e non) e a parte qualche senatrice pateticamente vestita a lutto (che son pagliacciate che non rendono più) e qualche psicolabile che dice di chiamarsi Santanché, la sensazione è quella del rompete le righe.
Non mi illudo che il futuro sia migliore. Lo pensammo vent’anni fa, quando cadde il CAF (Craxi, Andreotti e Forlani per quelli che eran troppo giovani) e credemmo per un istante che non saremmo morti democristiani (che era comunque meglio che berlusconiani, ed è tutto dire). Speriamo che stavolta finisca meglio. O meno peggio.
Solo un’ultima notazione. Una si sente un po’ così, alla soglia dei 40, a trovarsi d’accordo per la prima (e sperasi ultima) volta con Gasparri.
Renzo Piano, senatore a vita, mai presente in aula, vi si reca oggi, per la prima volta, per segare Mr. B. Rimediando una magra figura.
Qualcuno dirà che anche per Mr. B. era la prima seduta (e votazione in Senato) dall’elezione a senatore. Verissimo. Ma se fossi Renzo Piano, non mi sentirei lusingato ad essere paragonato a Mr. B.
Lo avrebbero fatto decadere lo stesso, e se non veniva, faceva meglio.