Diogo Mainardi ci offre, con soave levità, un memoriale della propria vita al fianco del figlio Tito. Tito è nato nel settembre del 2000 a Venezia ed è affetto, dalla nascita, da una paralisi cerebrale causata da un errore medico, dovuto ad estrema negligenza, del personale impegnato a seguire la madre di Tito nelle fasi del parto. Con “La caduta: I ricordi di un padre in 424 passi” Diogo Mainardi racconta, inframmezzando la cronaca quotidiana con spunti di storia, arte, letteratura e poesia, le vicende legate ai primi anni di vita di Tito che è ora avviato verso il traguardo dei suoi primi 14 anni. Con intermezzi che svariano tra la storia, il famigerato “programma Aktion T4” di epoca nazista, l’arte, con accenni a Pietro Lombardo per l’architettura, a Rembrandt e Tintoretto, per fare solo i primi nomi che mi tornano in mente, per la pittura, a Dante e Marcel Proust per la letteratura e a Giacomo Leopardi per la poesia, con qualche intermezzo dedicato anche al cinema, in particolare al duo comico Gianni e Pinotto, Diogo Mainardi ci conduce, passo passo, lungo il cammino dei primi anni del figlio Tito.
I quattrocentoventiquattro passi citati nel titolo rappresentano il più alto numero di passi fatti di seguito dal figlio senza inciampare né rischiare di cadere. Dopo quella “storica soglia” Tito ha continuato la sua marcia senza più che il padre tenesse il conto. Un libro toccante che però regala anche momenti nel quale affiorano un sorriso sulle labbra. Non si ride, questo no, dato anche il tema di fondo trattato, ma di sorridere, a volte, capita. Un libro del quale consiglio senz’altro la lettura a tutti.