Magazine Cultura
Mentre iniziavo a leggere i primi finalisti al Premio Strega, è giunta la nuova comunicazione che dei 19 finalisti erano rimasti solo 12. Il mio dispiacere è stato immenso, quando ho scoperto che il libro che stavo leggendo, assaporandolo lentamente per poterlo custodire poi nei miei ricordi senza dimenticarlo, è stato tristemente escluso...
Purtroppo il mio amore per una lettura non serve a far vincere un premio Strega, ma può servire a rendere questo romanzo forse un po' più visibile di quanto sia stato finora, perchè La calligrafia come arte della guerra di Andrea Tarabbia, ed. Transeuropa, è un romanzo che merita di essere letto.
"Ma perché vanno proprio sulla luna? Chiedo. Vanno sulla luna perché la luna è il posto dove risiede l'anima degli uomini buoni: noi siamo fatti di corpo, che ci è dato dalla terra, di intelligenza, che ci è data dalla luce del sole, e di anima, e quella ce la dà la luna."
Trama: In una scuola posta al confine tra due stati in guerra, alcune bambine imparano "l'arte del messaggio, della disciplina e dell'amor patrio" calligrafando messaggi bellici sopra le testate dei missili. Sono orfane di una guerra di cui non si vede la fine, e le guida un maestro di calligrafia dal passato oscuro, Horatio. Sotto la scuola e la città che la ospita - il cui nome non è mai rivelato - c'è una seconda città speculare alla prima e le cui pareti sono dipinte di vernice al fosforo. Come in una spietata partita a scacchi, gli abitanti della città attendono la prossima mossa dell'avversario: un missile inoffensivo, che una notte porta al di qua del confine un misterioso messaggio. Il compito di interpretarne il contenuto è affidato a Horatio, ma non tutto andrà come dovrebbe.
L'autore: Andrea Tarabbia (Saronno, 1978), russista di formazione, è ricercatore presso l’Università di Bergamo. Con la Fondazione Mondadori ha curato la mostra e il catalogo Copy in Italy. Autori italiani nel mondo dal 1945 a oggi (Fondazione Mondadori/ Effigie 2009). È curatore di La lotta per nascere. Nove tesi su Antonio Moresco (Effigie 2010). Scrive sulla rivista «Il primo amore». Suoi articoli sono comparsi anche su «Liberazione», «Gli altri», «Nazione indiana».
Recensione: Iniziare a leggere questo libro induce immediatamente il lettore all'isolamento. Tutto ciò che c'è intorno a noi si spegne, ogni rumore si attutisce e ci si sente immediatamente parte di quel mondo che ci sembra così uguale al nostro, ma diverso in maniera inquietante; di quel tempo che sembra così vicino a noi, ma così indeterminato. Iniziare questa lettura provoca un'ondata di sensazioni: gradevoli, sgradevoli, familiari, fastidiose.
Come reagire?
- abbandonando il romanzo insieme a quel senso di scomodità che porta con sé;
- continuandolo, provando a capire le motivazioni, le conseguenze, le possibilità di affrontare ciò che non capiamo.
L'inizio non procede scorrevole: troppo lente le parole, troppo tempo per comprendere dove l'autore mi vuole portare... Quando poi ad un certo punto il ritmo diventa incalzante, veloce, velocissimo e non è più possibile staccarsene.
La storia si divide in due parti, la prima ambientata nella città di "sopra", che vive nella paura di una guerra in corso, di un possibile bombardamento, dove comuni cittadini, soprattutto ragazzine, danno il loro contributo imparando l'antica e complicata arte della calligrafia, con le sue regole, le sue verità, i suoi codici. L'atmosfera nella città e nella scuola è tanto irreale quanto ordinaria: persone abituate a svolgere quei compiti come se la vita fosse tutta lì, eppure si avverte tra le righe un'inquietudine diffusa. Ognuno aspetta l'inevitabile.
E quell'inevitabile non si fa aspettare troppo, costringendo, come sua conseguenza, i cittadini a vivere nella città di "sotto", dove non c'è cielo, non c'è sole, non c'è aria...
Se all'inizio aleggia inquietudine, ora prevale un senso di vera e propria claustrofobia.
Non sto qui a raccontare il resto della storia, che va assaporata parola per parole senza tralasciare nulla. Sto qui a dire che in questa storia io ci ho trovato un romanzo da non sottovalutare (che non meritava certo l'esclusione dal premio strega). In alcuni momenti mi ha fatto sentire la stessa angoscia che ho provato leggendo Cecità di Saramago, in altri momenti la stessa ribellione che io lettrice ho provato nei confronti di Non lasciarmi di Ishiguro. Tarabbia sa scrivere e sa trasmettere. E le sue parole stanno lì per far riflettere, per non far evadere il lettore ma per farlo restare, per farlo decidere, per farlo agire.
Titolo: La calligrafia come l'arte della guerra
Autore: Andrea Tarabbia
Editore: Transeuropa
Prezzo: €16,50
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