La Cambogia nel 2015, tra entropia e sviluppo

Creato il 26 gennaio 2015 da Pietro Acquistapace

Raccoglitrici di riso – Cambogia

Mentre il nostro vecchio continente sembra sempre più sull’orlo del baratro, nonostante da più parti si sostenga che la ripresa è vicina (salvo poi smentire con molta discrezione) nel Sud-Est asiatico la crescita continua, seppur non in doppia cifra. Ci siamo già soffermati sulla Cambogia, in particolare evidenziando quegli aspetti che sono un freno per lo sviluppo di una società più giusta e meno piagata dalla corruzione, oggi andiamo invece a vederne gli aspetti positivi, che hanno permesso al paese di uscire da un 2014 iniziato in maniera molto turbolenta.

L’anno appena trascorso si era, infatti, aperto con le proteste di piazza del principale partito d’opposizione, il Cambodian National Rescue Party (CNRP), che contestava l’esito dell’ultima tornata elettorale. I tumulti costarono quattro morti, ma furono anche l’inizio di una serie di riforme che potrebbero cambiare volto alla stessa Cambogia, sin qui retta in modo quasi assoluto da Hun Sen e dal suo Cambodian People’s Party (CPP). L’accordo raggiunto tra i due fronti, una volta consolidato ed accettato come prassi comune, darà forse stabilità ad una vita politica e sociale spesso priva di regole.

Sono stati oggetto di riforma sia il Comitato Elettorale Nazionale, diventato un organismo davvero super partes, che la stessa Assemblea Nazionale, si è andato poi ad agire sul tema socialmente rilevante degli stipendi. Accusato da più parti di essere colluso con le grandi compagnie, il governo ha accettato di rivedere al rialzo i salari di gran parte della popolazione, il cui livello era sempre stato tenuto basso per “favorire la competività dell’industria cambogiana”. Sembra proprio che le pressioni popolari del 2014 siano state un rischio troppo grosso per il governo.

La questione degli stipendi è strettamente legata al problema della corruzione, vero ostacolo allo sviluppo del paese. Nonostante una politica clientelare e familistica, il CPP avrebbe deciso di allentare i legami con i grandi imprenditori per farsi invece tramite tra questi e la popolazione, passando quindi ad una politica corporativistica che includa più protagonisti della vita sociale. Non si tratta certo di una rincorsa alla democrazia occidentale, peraltro sempre criticata da Hun Sen, ma di adattamento ad una situazione dove la voce popolare non può più restare inascoltata.

Anche l’annuale report della Banca Mondiale sottolinea i progressi cambogiani, soprattutto riguardo alla lotta contro la povertà e l’accesso alle cure mediche. La Cambogia sarebbe addirittura nei primi posti al mondo per le possibilità di cure destinate alle persone affette da AIDS. Importanti settori di futuro sviluppo sono ritenuti essere l’agricoltura ed il turismo, favorito questo dalla crisi politica e dal crescere dei prezzi nella vicina Thailandia. Tuttavia resta lo spettro della già accennata corruzione, insieme al potere dei grandi gruppi affaristi.

Uno dei pericoli è che i potenti businessman privati dell’appoggio del potere statale diventino dei veri e propri centri di potere in lotta. Per l’omicidio di Ung Meng Cheu, magnate a capo del consorzio Shimmex, è ricercato un altro potente personaggio, vale a dire Thong Sarath, proprietario di Borey 999, un imponente progetto di sviluppo urbanistico. Una volta pacificata la lotta politica, il rischio è che la violenza pervada il resto della società, ancora troppo legata a vecchie logiche incompatibili con un sistema sociale funzionante e rispettoso delle varie componenti della popolazione.

Fonte immagine Wikicommons


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