Sabato, 27 giugno,al Consolata Mission Centre di Bunju, periferia residenziale di Dar es Salaam, si è svolta la festa in onore di Maria Consolata, madre e protettrice dei missionari della Consolata di Torino nonché della medesima città subalpina nel nostro Paese.
Dalle prime ore del mattino, sono giunti in pulman al Centro missionario ben oltre quattrocento giovani, provenienti dalle case missionarie dei centri limitrofi ( le cosiddette cappelle) nonché dalle diverse parrocchie cittadine.
Proprio una festa in grande, questa volta.
Una bella festa, organizzata tra l’altro anche per ricordare la recentissima beatificazione di Sr.Irene Stefani, prima suora missionaria della Consolata proclamata beata e considerata da keniani e dai tanzaniani “una” di loro per il suo apostolato, speso con amore e senza risparmio di forze, in entrambi i due Paesi d’Africa.
Infatti, tra gli invitati per il ramo maschile erano presenti il Superiore della Regione Tanzania e, per il ramo femminile, la Superiora delle suore missionarie della Consolata,sempre della Regione Tanzania.
Rispettivamente un tanzaniano il primo, una keniana la seconda.
Ed è bene in proposito ricordare la caratteristica d’internazionalità dell’Istituto dei Missionari della Consolata accanto alla grande disponibilità da parte dei suoi sacerdoti e delle sue suore, che sono sempre pronti, quando urge, ad andare a portare il “messaggio” di Gesù in un “altrove” lontano da casa e a farsi prossimo ai nostri fratelli meno fortunati.
Proprio come era nei desideri del beato Giuseppe Allamano, fondatore della Congregazione nei due rami, il maschile e il femminile, agli inizi del secolo scorso.
Ritornando alla Festa di Maria Vergine Consolata e Consolatrice, dopo un momento d’accoglienza che, a Bunju, per i giovani, significa l’opportunità di poter fare una ricca colazione, proprio perché si è macinato parecchi chilometri prima dell’arrivo a destinazione, e dopo un lungo momento ricreativo con danze e canti e poi quello dell’ ascolto attento di testimonianze missionarie da parte degli ospiti, c’è stata la celebrazione dell’Eucaristia, una celebrazione molto partecipata com’è nelle consuetudini africane.
E ancora, in finale, prima del commiato, un pranzo coi fiocchi per poi fare ritorno alle proprie abitazioni e ai propri contesti e poter raccontare anche ad altri l’esperienza vissuta.
La valenza formativa ed educativa di questi incontri per i giovani della zona, e anche di quelli che vi arrivano da molto più lontano, è decisamente enorme.
Ed è qualcosa che va assolutamente sottolineato. Non siamo in Europa.
Questi ragazzi e queste ragazze hanno davvero molto poco nella loro quotidianità e il Consolata Mission Centre di Bunju, voluto da padre Giuseppe Inverardi, ex-Superiore generale dei missionari della Consolata, con tantissimi anni di missione ormai in Tanzania, e costruito con l’aiuto dei suoi benefattori e amici, rappresenta uno spazio di crescita soprattutto umano(funge da ambulatorio, talora, perché molti giovani,specie quelli affetti da aids, vi si radunano periodicamente per controlli anche sanitari) oltre che di spiritualità.
E c’è da ricordare, inoltre, la dimensione ecumenica del Centro stesso, che molto spesso ospita incontri riguardanti le differenti confessioni religiose presenti sul territorio, offrendo l’opportunità d’imparare gli uni dagli altri e imparare così a camminare insieme, privilegiando la pace e non le ostilità.
Non ultimo, il Centro è anche sede del periodico “Enendeni”, rivista di formazione e informazione missionaria ma non soltanto, diretta da padre Francesco Bernardi, che ha una discreta tiratura e che raggiunge puntualmente parecchie famiglie.
Concludendo: una Festa, insomma, per ricordare a Tutti quanto è possibile e bello “fare bene il bene” e costruire, con buona volontà, se davvero lo vogliamo, tutti assieme, una solidarietà concreta.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)