Il titolo di questo post non si riferisce a un romanzo erotico o a un film spinto. La camera accanto è la stanza, per l’appunto, posta di fianco a quella ufficiale (letteratitudine). Se letteratitudine è una sorta di caffè letterario virtuale, la camera accanto è un luogo dove si possono affrontare argomenti di diverso genere. Si può parlare di letteratura - certo -, di libri; ma anche di cinema, sport, televisione, politica, gossip, ecc. Insomma, si può parlare di tutto ciò che volete. Ciascuno di voi può sentirsi libero di avviare un dibattito o, più semplicemente, scambiare quattro chiacchiere. Anche qui, però, vige la nota avvertenza (colonna di sinistra del blog); per cui vi chiedo di rispettare persone e opinioni. Vi chiedo, inoltre, la cortesia di evitare litigi e toni eccessivamente scurrili. Aggiungo che la camera accanto è anche un luogo “integrato” con altri spazi di Letteratitudine, ovvero… il programma radiofonico Letteratitudine in Fm e la pagina Libri segnalati speciali. Di conseguenza potete lasciare qui i commenti riferiti ai suddetti spazi. (Massimo Maugeri)
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La questione dei libri grandi e lunghi
Su Tuttolibri di sabato 29 gennaio Masolino D’Amico pone una “questione” piuttosto interessante: esistono grandi libri illeggibili, e grandi libri non molto letti. Il riferimento è a La recherche, di Proust e all’Ulisse di Joyce.
“Anche nella sua operazione matta e disperatissima” scrive Masolino D’Amico, “Joyce vuole che il lettore capisca; ma a costo di risalire all’origine di tutte le sue invenzioni, parola per parola. Il primo a corredare di chiose puntuali anche se non esaurienti quello che veniva scrivendo, fu proprio lui. Dante - mettiamo - espone il suo sistema - la sua cultura, la sua cosmologia, la sua religione - per così dire, li porge. Va verso il lettore. Joyce fa il contrario. Il lettore deve andare da lui, e sviscerare quanto lui gli fa solo balenare.”
L’intero articolo è disponibile qui.
Nella stessa pagina di Tuttolibri è disponibile un articolo di Guido Davico Bonino dal titolo: “Preferiamo Svevo e Pirandello” (a Joyce e Proust, ndr).
Vi riporto le domande che pone e si pone, in riferimento ai citati libri “colossali” di Joyce e Proust (prendendo anche in considerazione quella di Musil): è obbligatorio per il lettore comune affrontarli e possederli o la loro analisi e interpretazione può essere lasciata allo studioso?
E poi: quale insegnante, professionista, impiegato ha margini di tempo libero così larghi da potervisi dedicare?
Aggiungo questa domanda, come ulteriore spunto di riflessione…
A vostro avviso, uno scrittore dei “tempi moderni” (partendo anche dalla considerazione che i margini di tempo libero si sono ridotti) dovrebbe in qualche modo autoregolamentare la lunghezza della propria opera, oppure è bene che non si ponga vincoli di alcun tipo?
Ovviamente siamo nella “camera accanto”, luogo libero e senza vincoli dove poter proporre argomenti di discussione diversi.
La parola è vostra.
Massimo Maugeri
Tags: Guido Davico Bonino, Joyce, LA CAMERA ACCANTO, Masolino D’Amico, Musil, Proust, tuttolibri
Scritto giovedì, 3 febbraio 2011 alle 11:27 pm nella categoria LA CAMERA ACCANTO. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.