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Pubblico questo nuovo appuntamento de “La camera accanto” con la tragedia di Genova negli occhi e nel cuore.
Poteva essere evitata, o è stato fatto tutto quanto era necessario per ridurre al minimo i danni a cose e persone?
Fatalità o imperizia?
Quante delle nostre città sarebbero in gran grado di far fronte a un “cataclisma” di tale portata?
E, in tal senso, la città in cui attualmente vivete vi sembra sufficientemente “all’altezza” per far fronte a piogge torrenziali della portata di quelle che hanno messo in ginocchio Genova?
Inserisco di seguito l’articolo di Massimo Gramellini uscito su “La Stampa” di oggi 05/11/2011.
Vi invito a dire la vostra (prendendo spunto, se volete, dalle domande che ho evidenziato) e inserire link o articoli sul tema che ritenete utili condividere.
Ma qui, naturalmente, siamo ne “La camera accanto” di Letteratitudine… dunque potete proporre - se volete - argomenti di discussione alternativi e di diversa natura.
Come sempre, grazie per l’attenzione e per il sostegno.
Massimo Maugeri
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LA TRAGEDIA NON ERA IMPREVEDIBILE di Massimo Gramellini (da “La Stampa” del 5.11.2011)
Non possiamo accettare come una fatalità che nel 2011, in una delle più illustri città italiane, si possa ancora morire per un acquazzone troppo forte. Il sindaco Vincenzi è sconvolta dal dolore, ma ci lascia esterrefatti quando afferma che la tragedia era imprevedibile. Imprevedibile dopo quanto era appena successo alle Cinque Terre? Tutti sapevano che su Genova stava per abbattersi una tempesta. Magari non delle dimensioni tropicali che ha poi assunto nella realtà. Ma se ne parlava e scriveva da giorni. «La Stampa» aveva addirittura pubblicato un decalogo del meteorologo Luca Mercalli.
Regole di buon senso: evacuate i piani bassi delle case, riempite uno zaino con i beni di prima necessità e tenetelo a portata di mano in caso di emergenza. Eppure a nessuno dei genovesi interpellati in queste ore è sembrato che le istituzioni avessero colto la drammaticità del momento. E se anche l’avevano colta, di sicuro non sono riusciti a trasmetterla ai cittadini. Sì, la sera prima era scattata l’allerta, con un invito generico a ridurre gli spostamenti. Ma nulla di paragonabile alle decisioni assunte ad agosto dal sindaco di New York, che per il passaggio dell’uragano Irene aveva fatto evacuare intere zone della metropoli, infischiandosene delle patenti di catastrofista e menagramo che i soliti superficiali gli avevano subito affibbiato.
Il sindaco Vincenzi difende la scelta di aver tenuto aperte le scuole e, con esse, quell’illusione di normalità bruscamente smentita dagli eventi. Sta di fatto che al momento dello tsunami un sacco di persone camminavano per Genova munite di borse della spesa e passeggini, come se si trattasse di un venerdì qualsiasi. Sorprese in mezzo alla strada, alcune di loro (comprese due bambine) hanno trovato una morte orribile dentro l’androne della casa in cui si erano rifugiate.
Forse, però, è troppo comodo scaricare sempre tutte le colpe sulle famigerate Autorità. I cittadini dovrebbero cominciare a farsi un esame di coscienza e a chiedersi se esiste davvero una consapevolezza dei cambiamenti climatici in atto. Di fronte agli allarmi che il sistema ansiogeno dei media (portiamo anche noi le nostre responsabilità) rovescia quotidianamente addosso al pubblico, si tende a reagire con stati emotivi estremi: la rimozione o il panico. E’ arrivato il momento di prendere in considerazione una terza ipotesi: la presa di coscienza.
Abitiamo un mondo complesso, seduti su autentiche bombe ambientali che l’incuria e l’avidità umane hanno contribuito a innescare. Prenderne atto non significa disperarsi, ma prepararsi. Cambiare atteggiamento mentale: smetterla di sentirsi invulnerabili e assumere le precauzioni necessarie. Il prefetto Gabrielli, erede di Bertolaso, lamenta la scarsa capacità di auto-protezione degli italiani. Qualche populista d’accatto, pur di blandire gli impulsi più bassi della clientela, ha rivoltato il senso del suo discorso, trasformandolo in un invito ad «arrangiarsi da soli». Mentre è solo un appello a diventare finalmente adulti. Tutti: amministratori e cittadini.
Tags: alluvione, alluvione genova, genova, LA CAMERA ACCANTO
Scritto sabato, 5 novembre 2011 alle 1:39 pm nella categoria LA CAMERA ACCANTO. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.