Non che il bimbo expat sia diverso dagli altri, ma quasi sempre e, più frequentemente, si trova a vivere da un giorno all’altro in un nuovo mondo. Spesso un’altra lingua, scuola e amici diversi, ambiente nuovo, casa sconosciuta. Al posto di una cameretta che era per lui un nido accogliente dove sentirsi sicuro si trova all’improvviso in una stanza sconosciuta che anziché rassicurarlo lo fa impaurire. Spesso l’espatrio non è, come nel nostro caso, definitivo, dura qualche anno e poi via verso una nuova meta. La casa in questi casi resta sempre una casa in affitto, dove possono esserci cose che non ti piacciono che devi tenere o stanze non adatte ad un bimbo. Qui in Thailandia per esempio, difficilmente si trova all’interno delle case da affittare, una camera con i letti da bambino. Essendo un posto molto turistico le stanze hanno sempre un letto matrimoniale. In quella di Carlo Alberto abbiamo trovato un letto King size, un armadio a parete enorme ed un televisore al plasma degno di un TV-dipendente. Tutto sembrava insomma, tranne che la camera di un bimbo di 5 anni. Carlo Alberto, nei suoi 6 anni di vita, ha già cambiato camera quattro volte. Se nei primi anni di età è stato abbastanza facile farlo abituare al nuovo ambiente, così non è stato con l’ultimo spostamento effettuato ormai un anno fa. Pur avendo cercato da subito di fargli sentire la camera come sua, trasferendoci i suoi giochi preferiti e facendo qualche acquisto insieme, per lui accettarla è stato un processo molto lungo. Dal primo giorno, come prevedevo, si è rifiutato di dormire solo come aveva sempre fatto. Quel che non avevo proprio previsto era che la cosa sarebbe durata per molti mesi e che, io o Francesco, avremmo dovuto dormire sempre con lui. Non si trattava di un capriccio, ma di una paura autentica, al punto che non aveva il coraggio di entrare in camera sua nemmeno all’imbrunire per prendere una cosa. Se io mi impuntavo, lui faceva una corsa pazzesca per stare dentro solo un istante. Le nostre vicissitudini di salute nei primi mesi poi hanno contribuito a cementare questa abitudine sua e di Diego di dormire con noi, il primo per paura e perché non stava bene, il secondo perché io ero debole e non riuscivo ad alzarmi alla notte e perché Diego non aveva effettivamente ancora un letto suo. Già nell’ultimo periodo in Italia non voleva più dormire nel lettino con le sbarre e, arrivata qua, mi era sembrata una spesa inutile. Qualche settimana fa, in un momento in cui mi sentivo più riposata perché Diego si svegliava solo 1/2 volte per notte, ho deciso di prendere la situazione in mano per far sì che i miei bimbi avessero di nuovo una camera in cui sentirsi a loro agio e sicuri. Ho deciso di mettere Diego a dormire con il fratello, anziché in quella che doveva essere la sua cameretta, per vedere se si facevano coraggio l’un l’altro. Ho acquistato un materasso da una piazza e mezza e l’ho messo a terra, come avevo fatto con Carlo Alberto quando, ad un anno, non voleva più stare nel lettino con le sponde. E poi via libera alla fantasia! Purtroppo essendo una casa in affitto gli interventi dovevano essere non invasivi ed anche poco costosi dato che sarebbero stati a perdere. La carta da parati in tutta la stanza complicava le cose perché non potevo piantare chiodi. Per fortuna ero in un periodo particolarmente creativo e qualche idea mi è venuta lo stesso. L’unico investimento che ho fatto è stato per degli stickers da parete di quelli attacca e stacca che non rovinano la carta da parati. Mondo marino per Carlo Alberto e animali della savana per Diego. Li ho attaccati sopra alla testata del letto di Carlo Alberto ed attorno al materasso di Diego.
Per chi volesse cimentarsi ecco le semplici istruzioni per il cielo stellato.
Occorrente:
foglio di plastica ondulato ( o cartone rigido se non l’avete da dipingere direttamente ), fogli di carta bianca, colore blu, colla vinilica, ago grosso, filo da pesca, fogli gommati gialli e blu ( o cartoncino da colorare se non li avete ).
- Non avendo usato chiodi, ma un pomolo dell’armadio ed una tenda per agganciarmi, l’imperativo era leggerezza. Ho quindi preso un foglio di quella plastica ondulata, leggera, ma allo stesso tempo rigida. Ho dipinto dei semplici fogli di carta formato A4 con il blu. Li ho incollati su di un lato del foglio di plastica.
- Ho ritagliato un quarto di luna e delle stelle di varie dimensioni da un foglio gommato giallo.
- Ho infilato un ago grosso con un filo da pesca. Ho fatto un nodo all’estremità in modo che si incastrasse nelle stelle di gomma dopo che le infilavo. Ho infilato prima l’ago in una stella, poi nel lato blu del cielo nel punto da cui volevo partisse la stella. Sono tornata giù infilandolo in un altro punto del lato bianco del cielo ed ho infilato un’altra stella, dopodiché ho sfilato l’ago e fatto un nodo perché non uscisse dalla seconda stella. Ho proseguito in questo modo fissando quindi le stelle a coppia così da poter regolare le lunghezze una volta finito il tutto posizionando le stelle a distanze diverse. In linea di massima le più piccole più vicine al cielo, le più grandi più lontane. Ho posizionato la luna al centro.
- Ho fatto 4 fori negli angoli del cielo e ci ho passato due pezzi di spago colorato, uno nei fori di destra, uno in quelli di sinistra. Li ho annodati entrambi sullo spago sopra al letto e li ho fissati con due mollette. Tutto qua!
- Per coprire lo spazio che rimaneva fra spago e cielo che così vuoto non mi piaceva ho ritagliato il nome di Carlo Alberto in un foglio di gomma bluette e l’ho appoggiato sopra il cielo fissato con le stesse due mollette.
A proposito…in questa foto c’è la camera com’era prima dei vari interventi!