Scritto da: Gianni Petrosillo(21/09/2012)
Il caso del capogruppo del PDL alla Regione Lazio non è un fatto isolato ma rappresenta l’inclinazione, lo stile, l’essenza, la meta senza sbocco sociale di tutta la nostra classe dirigente, di destra e di sinistra, ad ogni livello politico, territoriale o nazionale. L’abitudine di crocifiggerne uno per salvarne tanti è vecchia di duemila anni, tuttavia, caschiamo sempre nel tranello. Quelli che hanno messo in croce Fiorito e quelli che ora lo additano al pubblico ludibrio non sono meno ladri di lui (ammesso che il termine sia cogente), sono soltanto più furbi o più fortunati. Da che mondo è mondo chi grida al nemico pubblico numero uno è egli stesso il primo nemico della popolazione.
La vicenda delle spese pazze di Batman è venuta fuori per una ripicca interna al PDL ed una volta lanciata l’operazione di “pulizia” nel giardino Fiorito altrui, il meccanismo fumogeno e lacrimogeno del circuito mediatico ufficiale si è azionato automaticamente: magistratura, pennivendoli, colleghi del “Bat-Bancomat” si sono scatenati, poiché è sempre meglio colpirne uno per preservarsi in 100. La mela marcia l’ha inventata chi cerca di farci mangiare la foglia. In particolare, le anime belle del giornalismo, che sono falchi faziosi travestiti da colombelle dello spirito santo. Tipo Gramellini e Serra i quali, nel valutare determinati episodi, risvolto diretto di una decadenza politica, ideologica, culturale, di fase storico-politica, tirano fuori la foglia di fico del deficit etico, immancabilmente connaturato alla mancanza di moralità dell’italiano medio. Salvo il fatto che loro scribacchiano per quotidiani in mano ai più grandi farabutti del comprensorio, i cosiddetti poteri forti, i quali oltre alla borsa ci rubano la vita. Ma qualsiasi dito medio mostrato dal connazionale più rozzo e volgare a lorsignori giornalai, benefattori dell’umanismo spocchioso, è meno ipocrita di certi contorcimenti psico-socio-patologici a mezzo stampa. Serra: “Io questo Franco Fiorito lo conosco. E lo conoscete anche voi. Lo abbiamo visto dietro il bancone di un bar. Alla guida di un autobus. Alla cassa di una pescheria. In coda all’ufficio postale. È un normotipo popolare italiano“. Gramellini: “mica voglio un’Italia di banchieri. Ma un po’ grigia e barbosa, sì. Non moralista, morale. Che per qualche tempo si metta a dieta di barzellette, volgarità, ostentazioni d’ignoranza. Dove l’ottimismo non sia la premessa di una truffa, ma la conseguenza di uno sforzo comune. Un’Italia solare, anche nell’energia.” (Vagli a spiegare che il solare è la truffa del secolo e che l’Italia senza barzellettieri è diventata lo stuoino dei banchieri e degli stranieri, i quali, se, innanzi, sorridevano maliziosamente adesso se la ridono apertamente).
Quello che bisognerebbe invece dire, senza infingimenti, è che la politica è un mix di valori e di valori bollati, di idee e di soldi. In date congiunture di declino e di degradamento di un corpo collettivo si riesce anche a fare a meno dei concetti (fino ad un certo punto), come dimostra questa disastrosa fase storica, ma mai dei secondi, i quali occorrono più copiosi allorché l’unico modo per ottenere la fiducia delle persone è quello di fidelizzarla con le regalie. Clientes e non libera gente da coinvolgere in un progetto politico.
Per realizzare grandi obiettivi occorre disporre di fondi adeguati. Ad ogni modo, quando l’apparato ideale di riferimento risulta solido e fondato sulla capacità di analisi concreta della situazione concreta, ispirato da grandi ideologie e teorie, basta un centesimo per concretare cento intenzioni ed altrettante azioni. Se, invece, la visione di un gruppo o di una organizzazione politica, anziché fondarsi su un allestimento categoriale mirante alla trasformazione, modificazione o miglioramento dell’esistente si basa esclusivamente sulla perpetrazione di ruoli e funzioni nello statu quo, peraltro marcito, ogni astuzia, costa valanghe soldi. Per di più, trattandosi di furbizia e non di intuizione o convinzione a scopi sociali essa nasce come già intenzione negativa (lo fanno tutti, così vanno le cose, ecc. ecc.) alla quale segue un’azione pessima e disastrosa che per essere giustificata richiede ulteriori dosi di menzogne, magagne e corruzioni. Eccoci giunti allo stato dell’arte odierno.
Ed allora, invece, di guardare al dito sfiorito e di cedere alla tentazione del linciaggio al singolo tradito dai suoi stessi sodali, avviamo una nuova campagna dei cento fiori per ripulire dalla gramigna tutto l’orto italiano finito in mano ad una classe (non) dirigente schiava di massoni, delinquenti finanziari, filibustieri forestieri e vermi casalinghi. Non mi preoccupano le spese pazze (si facevano anche in passato, e non solo da noi) ma l’establishment completamente impazzito che svende il Paese per sopravvivere alla sua esistenza cadaverica.