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Il presidente di giuria non è un autarchico, sebbene questa volta si tratti di Moretti.
“Sarò un presidente democratico” aveva affermato alla vigilia del festival di Cannes, e di fatto lo è stato. Nanni, tra una smorfia di dolore e un gesto di stizza, ha consegnato la Palma d’oro al regista austriaco Haneke, in passato detestato(ma probabilmente anche adesso) assecondando i desideri dei compagni di giuria e sottolineando l’importanza che i due attori, Jean Louis Trintigrant e Emmanuelle Riva, hanno avuto nell’assegnazione del premio. Eppure ci vuole coraggio a premiare un regista da sempre odiato, a Cannes tra l’altro.
E intanto Nanni se la ride, e festeggia con Garrone. I francesi invece rosicano. Tocca a tutti prima o poi.
Io invece il festival l’ho seguito da Catania, come l’inviata del Cinematografo di Marzullo. Unica differenza: io non mi spaccio per una giornalista cinematografica in seconda serata su raiuno.
Bando all’ironia, i film di Cannes mi piacerebbe tanto vederli, ma la distribuzione italiana ha deciso che devo aspettare qualche mese, anche per Garrone. Unica concessione: Cosmopolis e il duo Cronenberg-Pattinson. Mi sa che vado.
Intanto il cinema italiano dopo Berlino e Cannes festeggia, si ubriaca e invoca la rinascita. Insomma la cinematografia nostrana sarebbe tornata alla ribalta.
Se a Venezia e negli altri festival internazionali l’Italia rimarrà a bocca asciutta o si urlerà al complotto o si celebrerà la morte(aridaje!) del cinema italiano. Eh sì, è una ruota. Peccato che quella italiana si buchi un po’ troppo spesso ultimamente.
Garrone e Moretti di ruote ne sanno aggiustare, però!
Possiamo dirlo, in fondo quest’anno a Cannes ha trionfato l’Italia. Si può affermare quello che si vuole, ma il dominatore di questa edizione è stato Moretti. Sì, il nostro Nanni nazionale.
Lo stesso Nanni che premia con stizza Haneke.
Lo stesso Nanni che ammette che l’unanimità è solo un’utopia.
Lo stesso Nanni massacrato dalla stampa estera, soprattutto francese.
Lo stesso Nanni che premia Garrone con sincerità.
Lo stesso Nanni che richiama quasi tutti i registi alla premiazione di chiusura mandando nel panico la stampa.
Lo stesso Nanni che prende una standing ovation nelle serate di apertura e chiusura.
Lo stesso Nanni di sempre.
Sì, la mia è una dichiarazione.
L’ho sempre amato, dal primo all’ultimo film. L’ho amato anche quando faceva il Caimano e quasi tutti gli andavano contro. Io stavo sempre lì, Nanni. E ti ho amato anche da Catania, come l’inviata del Cinematografo.
Nanni non si discute. Magari un giorno ci racconterà i segreti di Cannes 2012. O anche no.Sì, ma non prendiamolo troppo sul serio.
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