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La Canzone del Drago di Monica Serra

Creato il 24 giugno 2014 da Nasreen @SognandoLeggend

Recensioneùdi Andrea-tortellino

La prima cosa che mi ha colpito di questo libro è stata la copertina: se in bianco e nero risulta essere molto bella, a colori diventa veramente magnifica. Il mio primo approccio è stato, dunque, questo: una donna bionda, molto bella, con lunghi e fluenti capelli, che tiene in mano l’elsa di una spada, la cui lama è appoggiata sulle spalle e trattenuta dall’altra mano. Molto evocativa e abbastanza inusuale. Devo riconoscere che le ragazze de La Mela Avvelenata, la casa editrice di questo libro, ci sanno davvero fare. Hanno realizzato un gran bel lavoro. Conquistato dalla cover, mi sono quindi messo a leggere il libro.

Questo si legge con semplicità; bisogna dare merito all’autrice che usa un linguaggio non aulico e arzigogolato, il testo scorre davanti a noi, consentendo subito di entrare nella storia dei personaggi. Essendo il suo primo libro, si presenta con un bel biglietto da visita. Sono curioso di poter proseguire, nel suo mondo fantastico e nel suo stile narrativo, con il prossimo romanzo.

“Io sono il legame tra il cielo e la terra. La voce del Drago risuonava nella sua mente. Io sono il cielo e la terra, il padre e la madre. L’essenza stessa del cosmo.

Quando si parla di fantasy, la prima cosa che viene in mente sono elfi, nani, troll, orchi o gnomi, oltre i maghi. Almeno, io credevo fosse così. Monica Serra, invece, è riuscita a creare un mondo immaginifico e fantastico, senza personaggi stereotipati. Nessun orco, o elfo, o troll o gnomo sono stati utilizzati in questo romanzo. Incredibile, vero? Devo darle il merito di aver raccontato una storia fantasy con ‘solo’ uomini e draghi. Un fantasy, dunque, particolare, che merita di essere scoperto.

Ne La Canzone del Drago non vengono narrati epici scontri in stile Tolkeniano, tra eserciti e mostri, combattimenti tra guerrieri o tra razze; la storia inizia con la descrizione dell’imprigionamento della forza dell’ultimo drago, ovvero la regina dei draghi, in una spada, chiamata Cuore di Drago. Tale è la forza e il potere che ve ne viene racchiuso, che viene smembrato in tre parti, suddivisi tra la spada, la pietra che ne incastonava l’elsa e il fodero. Queste tre parti saranno poi nascoste in zone diverse del mondo.foto per Monica

Anni dopo parte il racconto di poche persone, ragazzi, ragazze e guerrieri, che, con le loro azioni, il loro coraggio, con l’incoscienza, con l’odio e l’amore, si trovano di fronte al tentativo di riunire le tre parti delle spada per evitare che questa venga presa dal mago più potente, il quale anela il potere del drago per diventare il più grande dominatore. Ad alcuni di loro arriva forte il richiamo del drago, che li chiama affinché venga liberato.

I personaggi principali sono Grimann, il mago che vuole riunire i tre poteri del drago per sottometterli al suo volere e rendersi quindi invincibile; Annya, sua figlia, che vuole intraprendere una sua ricerca, così come Yorik e Mahja; il nobile Taron e Syrio, l’altro figlio del mago Grimann. Ognuno di loro è ben descritto e prosegue a rendere movimentato il romanzo, che, seppur presenti parecchi nomi e personaggi (anche secondari), è fluido e godibile. La figura di Grimann è diversa da quella letta in altri fantasy; per me è una novità l’idea che un mago possa avere ben due figli, senza calcolare un apprendista! Ogni personaggio del romanzo è descritto e rappresentato con un proprio carattere, con una sua fisicità; questo fa sì che la lettura sia ancora più piacevole.

Nel cuore profondo del buio, la luce genera la vita.
Ciò che si disgrega, si aggrega sempre in modi diversi
.”

 La conclusione è che la lettura del libro è stata scorrevole, piacevole, e mi ha incuriosito per il finale. Si sente poco che l’autrice è al suo primo libro. Forse io avrei usato soluzioni diverse per alcuni passaggi, ma in fondo non l’ho mica scritto io! Ne consiglio, quindi, la lettura per chi ama il genere fantasy e per chi non ‘lo sopporta’, perché di elfi, nani, orchi e troll ne ha le tasche piene. Qui tanto non ci sono.

 

Voto

 

1Astelle

 


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