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La canzone di Cassilda

Creato il 21 ottobre 2013 da Theobsidianmirror

La canzone di Cassilda

Era già da diverse notti che non riusciva a chiudere occhio. Si girava e si rigirava nel letto. Ogni tanto lanciava uno sguardo al proprio cellulare appoggiato sul comodino, più per abitudine che per altro. Leggeva l'ora, mugolava qualcosa di incomprensibile e ancora si girava e rigirava. La ragazza sdraiata accanto a lui ormai non faceva più caso alle sue stranezze. Si era oramai quasi abituata alla cosa e, solo di tanto in tanto, si destava per recuperare le lenzuola che lui aveva trascinato tutte dal suo lato.

Da quando gli era capitato tra le mani quel libro, tutto per lui era cambiato. Le notti insonni erano solo una parte del problema. Anche i giorni ormai li trascorreva immerso nei suoi pensieri, in uno stato quasi catatonico. Aveva acquistato quel libro qualche settimana prima in una bancarella di roba usata, per un motivo che esattamente non ricordava. Forse fu per via di quella copertina, di un giallo abbacinante, che sembrava fatta apposta per attirare attenzione, per distinguersi in mezzo a quel mucchio di cianfrusaglie. Gli sembrava un volume molto antico, almeno a giudicare dalle apparenze, e si chiedeva come mai fosse in vendita per così pochi spiccioli.


Certamente non fu il titolo di quel libro ad attrarlo: "Il Re in Giallo" poteva essere qualunque cosa, la biografia di un imperatore cinese, un manuale di poker, un "qualcosa" sul cinema di Dario Argento. L'aveva comprato di getto senza nemmeno sfogliarlo, colto da un impulso irrefrenabile, come se fosse stato il libro stesso ad ipnotizzarlo e ad indurlo a portarlo via con sé. Rientrato a casa lo aveva appoggiato su uno scaffale, in mezzo a mille altri suoi acquisti compulsivi, ma quella volta, per una volta, non se ne dimenticò immediatamente com'era sua abitudine. Il "Re in Giallo" sembrava chiamarlo, sembrava che possedesse una personalità, quasi un'umana capacità di metterlo in soggezione ogni qualvolta lui gli si avvicinava. La ragazza sembrava indifferente al nuovo ospite ma lui no, lui ne sentiva il richiamo, urlato e prepotente, il richiamo di un oggetto immobile ma al tempo stesso così disturbante.

Cedette a quel richiamo un venerdì sera sul tardi: aveva appena spento la televisione e stava già pregustandosi la grande ronfata che lo attendeva fino alla mattina successiva. Il libro dalla copertina gialla era lì che lo stava osservando dal terzo ripiano, pronto a tendergli l'agguato che gli avrebbe cambiato radicalmente la vita. Non si ricorda come fu che si dimenticò immediatamente della stanchezza: afferrò d'impulso l'oggetto del desiderio e tornò a sedersi in poltrona.

Aprì il libro all'incirca a metà e iniziò a leggere una pagina a caso:

CAMILLA: Signore, dovete togliervi la maschera.

CASSILDA: Certo, è l'ora. Tutti hanno il volto scoperto, eccetto voi.

SCONOSCIUTO: Io non ho nessuna maschera.

CAMILLA (terrorizzata, rivolgendosi a Cassilda): Non ha maschera? Non ha maschera!(1)

Preso dal panico, lasciò cadere il libro dalle mani e si accasciò all'indietro sulla poltrona. Quello che aveva letto lo aveva sconvolto, anche se non riusciva a capirne il motivo. Voltò lo sguardo alla sua destra in direzione dello specchio e vide l'innaturale biancore della propria pelle. Era cadaverico. Mille pensieri si agitavano freneticamente nella sua testa. Camilla, Cassilda, lo sconosciuto: chi erano costoro? Perché aveva la netta sensazione di averli già incontrati? Se in quella stanza ci fosse stato un caminetto accesso, pensò, probabilmente avrebbe gettato il libro tra le fiamme, liberandosi per sempre da quell'orrore. Ma non c'era nessun caminetto e, anche nell'ipotesi, sentiva che la sua volontà non sarebbe stata abbastanza forte per compiere quel gesto. Dal pavimento, dove era scivolato pochi istanti prima, il giallo di quella copertina sembrava in quel momento quasi luccicare. Era quasi come se stesse di nuovo cercando di attirarlo a sé.

La canzone di Cassilda

Alla fine cedette nuovamente alla tentazione. E quello che seguì fu il gesto di cui un giorno probabilmente si sarebbe pentito. Da quel venerdì sera, quasi per assurdo, gli sarebbe risuonata ininterrottamente nelle orecchie una strana melodia, che era sicuro di non aver mai sentito prima ma che, allo stesso tempo, conosceva alla perfezione, quasi come se giungesse da una parte remota del cervello a lui sconosciuta. Un suono armonioso e, su di esso, una voce eterea che narrava di luoghi sconosciuti. Senza spiegarsene il motivo, credette di aver intuito quale fosse il titolo di quella canzone: " Cassilda's Song", ovvero la canzone di Cassilda. Ecco che ancora si ripresentava quel nome: Cassilda. Dannazione, perché gli pareva così familiare? Se le notti che seguirono furono tormentate, i giorni non erano da meno. Davanti al computer nel suo ufficio, con gli occhi che faticava a tenere aperti, cercava in rete una traccia di Cassilda e degli altri personaggi che affollavano i suoi incubi. Voleva a tutti i costi trovare una ragione alla strana "malattia" che lo aveva colpito. Ma prima di tutto diede una rapida occhiata al suo blog: era da qualche tempo che non lo aggiornava e voleva accertarsi che fosse ancora tutto al suo posto. Rispose distrattamente ad alcuni commenti che visitatori occasionali gli avevano lasciato e, nel giro di pochi minuti, tornò nuovamente alle sue ricerche. Cercò Cassilda e cercò Camilla, cercò Hastur e cercò Hali, cercò il Re in Giallo, cercò Carcosa. Non trovò nulla o quasi nulla. Solo poche frammentarie citazioni, riportate da sconosciuti in contesti peraltro poco significativi. Nulla di cui valesse la pena tenere conto. Poi improvvisamente uno spiraglio, una traccia. Si infilò la giacca e si precipitò a casa.

Senza nemmeno chiudere la porta dietro di sé, e senza badare alle domande della sua ragazza, che gli aveva aperto, corse in soggiorno e cominciò a scandagliare la propria libreria, dall'alto in basso, da sinistra a destra. Eccolo. Lo aveva letto un milione di volte. Adorava quell'autore al punto che dei suoi racconti conosceva intere parti a memoria, ma quel particolare passaggio di quel particolare racconto proprio non se lo ricordava. Sfogliò le pagine furiosamente finché non lo trovò. E se lo lesse ad alta voce: " Lunghe trascrizioni di parole udite sotto gli alberi nel cuore della notte [...], mostruose forme rosee intraviste fra le macchie al crepuscolo [...], frasi stravaganti [...]. Lessi nomi e parole che avevo già sentito altrove e che sapevo riferirsi ai misteri più orridi: Yuggoth, il Grande Cthulhu, Tsathoggua, Yog-Sothoth, R'lyeh, Nyarlathotep, Azathoth, Hastur, Yan, Leng, il lago di Hali, Bethmoora, il Segno Giallo, L'mur-Kathulos, Bran e il Magnum Innominandum; fui condotto in mondi estranei al nostro, di cui l'autore del Necronomicon aveva vagamente intuito l'esistenza; presi conoscenza degli abissi della vita originale, delle diverse correnti che ne derivano e, finalmente, d'una mostruosa mescolanza che si era prodotta tra quelle correnti e un ulteriore abominio venuto dall'esterno. Sentivo la mia mente vacillare [...]." (2)

La canzone di Cassilda

Anche lui sentiva a quel punto la sua mente vacillare. Non sapeva più dove sbattere la testa. Aveva bisogno di mettere un po' d'ordine nei suoi pensieri. Decise quindi di fare quello che sapeva fare meglio, cioè scrivere. Accese il computer e digitò l'indirizzo del blog. Login. Nuovo post. Aveva di fronte un grande spazio bianco e... da dove cominciare? Non dovette rifletterci a lungo. Decise che avrebbe cominciato da quella canzone che ancora, senza tregua, gli stava risuonando nel cervello: la canzone di Cassilda. Mise le mani sulla tastiera e di getto ne trascrisse le parole: "Lungo la spiaggia onde di nubi si frangono, i Soli gemelli s'affondano nel lago, le ombre si allungano in Carcosa. Strana è la notte in cui sorgono stelle nere e strane lune ruotano nei cieli. Ma ancora più strana è la perduta Carcosa. Canzoni che le iadi canteranno, là dove s'agitano i cenci del Re, muoiono inascoltate nell'oscura Carcosa. Canto dell'anima mia, la mia voce è spenta. Anche tu muori, mai nato, come una lacrima mai pianta s'asciuga e muore nella perduta Carcosa...." (3)

(1) Robert W. Chambers, The Mask, 1895

(2) H.P. Lovecraft, The Whisperer in Darkness, 1930

(3) Robert W. Chambers, The Repairer of Reputations, 1895


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