A tutt’oggi le evidenze scientifiche ci suggeriscono che nella maggior parte dei tumori dell’età adulta, dove non vi è una componente genetica predominante, i fattori ambientali sbagliati, influiscono in modo negativo contribuendo ad aumentare il rischio di neoplasie di 2-3 volte.
Tra le diverse neoplasie, il rischio aumenta soprattutto per quelle dell’apparato gastro-intestinale, come nel caso del cancro al colon retto, del tumore all’esofago e del tumore allo stomaco, ma anche i tumori “ormone-dipendenti” come quello alla mammella, alla prostata e all’endometrio.
Questo significa che, intervenendo sullo stile di vita, inteso come un insieme di componenti quali, dieta, la composizione corporea, il livello di attività fisica, siamo in grado di influenzare in modo positivo, riducendo il rischio di ammalarsi di tumori.
“Rubrica del Consumatore”: I DANNI DELLA CARNE ROSSA
28/10/2015
www.julienews.it/filmato/rubrica-del-consumatore-i-danni-della-carne-rossa/160_357162.html
Diversi sono gli studi condotti:
- Uno studio condotto dal gruppo EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) partito nel 1993 ed ha coinvolto 10 paesi EUROPEI e coinvolto 520.000 donne e uomini di età compresa tra 39 e 69 anni, ha evidenziato e confermato come il tumore del colon-retto è associato a un elevato consumo di carne rossa e conservata, mentre nessuna associazione è stata trovata con il consumo di pesce (Norat et al., J Natl Cancer Inst 2005).
- Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF) al punto 5 delle sue raccomandazione raccomanda testualmente di: “Limitare il consumo di carni rosse ed evitare il consumo di carni conservate“. Le carni rosse comprendono le carni ovine, suine e bovine, compreso il vitello. Non sono raccomandate, ma per chi è abituato a mangiarne si raccomanda di non superare i 500 grammi alla settimana. Si noti la differenza fra il termine di “limitare” (per le carni rosse) e di “evitare” (per le carni conservate, comprendenti ogni forma di carni in scatola, salumi, prosciutti, wurstel), per le quali non si può dire che vi sia un limite al di sotto del quale probabilmente non vi sia rischio” inoltre suggerisce di consumare almeno cinque porzioni di frutta e verdura per un totale di almeno 400 grammi al giorno.
- L’Harvard School of Medicine restringe il limite di consumo di carni rosse a porzioni non superiori a 80 grammi, al massimo due volte a settimana.
- Un recente studio condotto dall’Università della California e della San Diego School of Medicine e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (www.pnas.org/content/112/2/542), studio condotto su cavie, ha messo in evidenzia come gli esseri umani che consumano molta carne rossa sono più a rischio tumori; ciò sembrerebbe dipendere da uno zucchero chiamato Neu5Gc presente nei tessuti degli altri mammiferi, che il nostro organismo identifica come estraneo, aumentando il processo infiammatorio.
- È da sottolineare come il “problema” delle proteine animali, risiede nel modo con cui queste interagiscono col nostro organismo. Sembrerebbe essere il ferro legato al gruppo eme (presente nelle proteine di origine animale) quello sospettato di aumentare il rischio di incorrere in neoplasie, perché responsabile di fenomeni di ossidazione con produzione di un eccesso di radicali liberi, inoltre, diversi studi indicano che il gruppo eme stimola, a livello dell’intestino, la produzione di alcune sostanze cancerogene e induce infiammazione delle pareti intestinali.
- Ancora più incriminate sono i metodi di cottura, come grigliatura ed affumicatura. Da tale processo si producono ammine eterocicliche, potenzialmente tossiche e cancerogene, che abbondano ad esempio all’interno della classica “crosta bruciacchiata” della carne.
Nel 2011 uno studio pubblicato sul British Journal of Cancer e condotto su 17.000 partecipanti ha rilevato una frequenza maggiore di cancro al colon rispettivamente del 56% e del 59% in chi consumava la carne più grigliata o più cotta. - Ancora l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), organo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha evidenziato come nitrati e nitriti presenti nelle carni conservate, una volte ingeriti subiscono un processo di trasformazione dando origine alle nitrosammine, potenzialmente cancerogene. Evidenze dimostrano che un consumo eccessivo e prolungato di nitriti è associato ad aumento del rischio dei tumori dello stomaco e dell’esofago.
In conclusione:
Le proteine animali di per sé non sono nocive, ma solo se vengono consumate in modeste quantità.
Invece è bene evitare e/o comunque non abusare delle carni lavorate contenenti inoltre nitrai e/o nitriti e prestare attenzione ai metodi di cottura.
È comunque consigliabile abbinare sempre antiossidanti ed assumere omega tre, preferire legumi e cereali integrali e consumare almeno 5 porzioni di frutta e verdura al dì.
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