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La Carta apocrifa di Re Giorgio

Creato il 23 luglio 2014 da Albertocapece

re_giorgio_napolitano1Anna Lombroso per il Simplicissimus

Siamo ai vangeli apocrifi: il presidente fattosi re per dare una mano al console che ha nominato senza grande entusiasmo, ma che è utile al disegno di restaurazione di un regime monocratico, come si addice ai nuovi equilibri – sempre i soliti, dello sfruttamento, dell’autoritarsimo, della conservazione – lascia intendere di aver appreso a suo tempo che i padri costituenti avevano in animo una riforma delle camere affine a quella pensata in seno a un governo di improvvisati, suggerita dai monarchi interni ed esteri, concordata con un condannato per crimini contro lo stato e il popolo italiano e che corrisponde in pieno alla volontà di spezzare il patto tra cittadini e istituzioni, di interrompere il circuito delle scelte e delle decisioni, insomma di smantellare quel che resta della democrazia.

Poi, pare, forse a malincuore, si sarebbero arresi a sottoscrivere una carta tra le elevate mai redatte, più attente a doveri, diritti e responsabilità della cittadinanza, prevedendo forse che giovanotti fino ad allora dediti a passioni frustrate per lo spettacolo nutrite dentro al Guf, una volta diventati vecchi avrebbero provveduto a stracciarla, mostrando la loro indole autoritaria, dispotica, assolutistica, ottenendo in una volta sola l’azze­ra­mento della rappresentanza politica e la riduzione definitiva della partecipazione, con un senato non elettivo, con una camera retrocessa a braccio armato del governo, con il consolidamento di una maggioranza numerica artificiosa che assicura l’assoggettamento al capo grazie a liste bloccate, con il ricorso continuo al potere di ghigliottina, in modo da soffocare il confronto, con gli ostacoli frapposti ai referendum e alle leggi di iniziativa popolare. Con la nomina di un Capo dello Stato delegata a una sola camera e quindi alla maggioranza di governo che l’ha “nominata”, in modo da avere un Presidente che rappresenta il ceto politico più dell’unità nazionale, più della costituzione ormai manomessa, e nelle cui mani resta la presidenza del Csm. Con un impoverimento di tutte le forme di rappresentanza: partiti (spetta proprio al protetto del re il record di aver usato il voto dei non iscritti contro quello degli iscritti e l’interpretazione medianica di un supposto consenso plebiscitario contro l’opposizione interna), sindacati, associazionismo, con la fine della concertazione, con l’apertura ai finanziamenti privati, con il tacitamento repressivo di voci non “ufficiali”.

I padri costituenti sono tutti morti ormai, così come le promesse della democrazia strangolata, così come la sinistra che ha scelto l’eutanasia, così come la storia violata e manomessa: si può far dire a chi non c’è più qualsiasi cosa a suffragio di una finzione democratica che in mancanza di uguaglianza e legalità, diventa la dissimulazione di poteri gerarchici, di scambio ineguale di favori tra potenti e impotenti, di privilegi e interessi privati che hanno il sopravvento su bisogni e valori generali. E probabilmente è morta anche la verità.

 


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